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Nipote del boss
gli custodiva
la barca

Carabinieri

C'era un rapporto di amicizia legato ad una barca ormeggiata a Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, tra il colonnello dei carabinieri Enrico Maria Grazioli e Nicola Arena, di 48 anni, nipote omonimo di Nicola Arena, 75 anni, ritenuto il boss della cosca della 'ndrangheta. E' proprio per il loro rapporto di amicizia che Grazioli si è rivolto ad Arena per intervenire su un imprenditore di Crotone che non aveva pagato dei lavori all'imprenditore catanzarese Danilo Silipo. I particolari della vicenda, che ieri ha portato in carcere il colonnello Grazioli con l'accusa di tentata estorsione, sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa alla quale ha partecipato il procuratore della Repubblica e capo della Dda di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, ed il procuratore aggiunto, Giuseppe Borrelli. Il debito vantato da Silipo nei confronti dell'imprenditore crotonese ammontava a circa 40 mila euro. Silipo dopo aver tentato di recuperare il credito attraverso le vie legali, senza però riuscirvi, decise di chiedere aiuto a Grazioli il quale interessò Nicola Arena. Sulla vicenda il procuratore Lombardo ha evidenziato che "questi episodi alimentano la forza intimidatrice della criminalità. Da parte nostra c'é la piena fiducia nei confronti dell'Arma dei carabinieri ma se ci sono delle mele marce bisogna eliminarle". Per il procuratore aggiunto è grave il "comportamento di un uomo delle istituzioni. La criminalità organizzata si alimenta di queste contaminazioni ed è per questo che bisogna intervenire perché chi sbaglia deve pagare. Il fenomeno non riguarda solamente l'arma dei carabinieri nella quale riponiamo tutta la nostra fiducia". "Il nostro è un territorio - ha concluso Borrelli - ad elevata pervasività criminale ed è per questo che ci servono investigatori capaci di fronteggiare la situazione ad un livello adeguato". (ANSA)

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