Al di là del danno prodotto, quel che è accaduto apre il campo a una serie di interrogativi e di considerazioni. In altre parole palazzo “Luigi Razza”, sede del Municipio di una città capoluogo, è in pratica un porto di mare. Si può entrare e uscire senza tanti problemi; si può entrare nell’Ufficio di un assessore – in questo caso quello all’Ambiente – si possono sottrarre voluminosi fascicoli, si possono portare giù dalle scale o addirittura gettarli dall’alto, senza che nessuno si accorga di niente e, infine, si possono bruciare. Si può fare sparire qualche “carta” (non è da escludere infatti che chi si è preso la briga di portare giù i fascicoli, prima di bruciarli, abbia prelevato qualche documento) e poi tranquillamente si può aprire una porta (secondaria) e andare via, come se nulla fosse accaduto. È soprattutto, si può fare tutto questo in un orario in cui il Comunedovrebbe essere chiuso. Beh, un pò troppo. E per avviare un’indagine, interna ed esterna, i motivi ci sono proprio tutti. Sta di fatto, comunque, che la velocità con cui il “servizio” è stato condotto lascia supporre che chi (o quanti) l’ha fatto sapesse bene non solo come muoversi, ma anche dove mettere le mani e conoscesse perfettamente gli orari, visto che pochi minuti dopo nell’ufficio sono arrivati l’assessore e poi la segretaria. Ed è stata proprio quest’ultima ad accorgersi che i fascicoli erano scomparsi. Viene pertanto logico chiedersi: a fare l’incursione nell’Ufficio dell’assessore Comito potrebbe essere stato un dipendente? Insomma i dubbi da chiarire sono tanti.
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