Pistole, fucili, distintivi delle forze dell’ordine ordinati su internet a nome di persone residenti nel Nord Italia, e proiettili di ogni calibro. Sembra non avessero altre preoccupazioni che quella delle armi, le sette persone arrestate dai carabinieri nell’ambito dell’operazione con la quale è stato inferto un primo duro colpo agli armieri della famiglia Caglioti-Patania. Lo si evince dalle intercettazioni ambientali riportate nell’ordinanza del gip, Gabriella Lupoli, dalle quali trapela tutto il timore per il possibile ritrovamento da parte delle forze dell’ordine di ulteriori “ferri” (così venivano chiamate le armi), occultate nei posti più impensati. Dal camino alla casa dellanonna, dalle ruote di macchine fuori uso ai capannoni in campagna, quel che appare certo, ad avviso degli inquirenti, è la notevole quantità di fucili e pistole pronte all’uso ed a volte portate dietro nei propri abituali spostamenti.
Dalla mole di intercettazioni emerge poi che quasi tutti gli arrestati avrebbero raramente usato delle cautele nel parlare fra loro delle armi di cui erano in possesso. Armi in ogni caso da spostare in continuazione da un luogo all’altro per impedirne il ritrovamento.