I killer si sono presentati davanti casa di buon mattino e quando Domenico Ciconte, 63 anni, imprenditore boschivo, si è affacciato nel giardino della sua villetta, forse per parlare con un suo operaio, gli hanno sparato quattro colpi di fucile caricati a pallettoni uccidendolo all’istante. Un agguato in piena regola, anche questa volta messo a segno a Fago Savini di Gerocarne, nelle pre Serre vibonesi. Stesso luogo e identiche modalità utilizzate per assassinare Antonino Zupo, anche lui freddato davanti l’uscio di casa sabato scorso intorno a mezzogiorno. Gli inquirenti ora sembra non abbiano più dubbi. Sono convinti che a Fago Savini si sia aperto un altro focolaio di odio e violenza, una guerra di mafia combattuta a colpi di pistola e di fucile dietro la quale c’è la convinzione che si possano nascondere i grandi interessi legati al traffico della cocaina. Non a caso la piccola frazione di Gerocarne improvvisamente è stata trasformata in un vero e proprio campo di battaglia; un luogo impervio e isolato, dove sembrano esistere solo le regole della violenza e della sopraffazione.