Molti degli interrogatori di garanzia sono stati già effettuati nella giornata di ieri. Ma gli indagati coinvolti nell’operazione, che ha assestato un duro colpo alla “mafia di Ariola” sotto il coordinamento della Dda di Catanzaro, si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere. Nel frattempo attorno all’indagine portata avanti dalla Mobile
di Catanzaro, che ha operato sotto le direttive del vice questore Rodolfo Ruperti, emergono altri particolari sul duplice omicidio dei fratelli Loielo. Una vicenda nella quale oltre a Bruno Emanuele e Antonio Forastefano vengono coinvolti anche Pasquale De Masi, Vincenzo Bartone e Franco Idà. Tutti personaggi entrati in azione a supportare
la macchina criminale. Si tratta, da quanto emerge nell’ordinanza, degli uomini più coraggiosi e più fidati di Bruno Emanuele. In questo contesto il gruppo si muoveva per dotarsi di armi (fucili cal. 12) e autovetture di grossa cilindrata da mettere a disposizione del gruppo di fuoco che come emerge dalle indagini era composto da Antonio
Forastefano e Bruno Emanuele. Nonostante ciò i primi tre tentativi preparati per eliminare i fratelli Giuseppe e Vincenzo Loielo sono andati a vuoto.
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