Catanzaro, Crotone, Vibo

Domenica 28 Aprile 2024

Anche i giostrai
pagavano il pizzo
ai Giampà

Un’organizzazione che a volte svolgeva il ruolo di protettore su commissione. Come nel caso dei giostrai che chiedevano aiuto alla cosca: «Su loro richiesta – ha riferito
Giampà – chiedevano protezione dell'area adibita a giostre, anche allontanando altri giostrai che loro non volevano fare entrare nell'area per qualsivoglia motivazione, tali richieste venivano veicolate attraverso i due giostrai zio Lidano e Francesco». Estorsioni, come riferisce il collaboratore di giustizia nei suoi interrogatori, che venivano comunque gestite da «Antonio Voci, incarico che il “padrino” gli aveva conferito dopo una discussione con alcuni giostrai, e che ha svolto per alcuni anni, fino a quando al suo posto non sono subentrati nella gestione di questa estorsione, altri due soggetti vicini alla cosca». Nel suo racconto Giampà riferisce che Voci «gestisce l'estorsione
ai giostrai di Nicastro in occasione delle feste di Sant'Antonio e San Pietro e Paolo consistente in circa 12.000 euro
all'anno, che venivano conferite in un'unica soluzione nella notte di San Pietro». Ad ogni giostraio era chiesto «a titolo estorsivo di pagare 50 euro al metro lineare».

Oltre a tracciare il ruolo di Voci, il “padrino” si sofferma anche sulle figure di altri due affiliati al clan: quelle di Giuseppe e Pasquale Catroppa, che definisce «due giovani leve, in quanto sono entrati a fare parte della cosca nel 2008 e si sono sempre occupati di spaccio di cocaina, hashish e marijuana». 

I dettagli nell'articolo del nostro giornale a pagina 43

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