Ci sono anche due vibonesi fra i condannati del processo nato dall’operazione denominata “Minotauro”, la più vasta inchiesta degli ultimi vent’anni contro la ‘ndrangheta in Piemonte. Il gup di Torino, Cristiano Trevisan, al termine del rito abbreviato, ha condannato Salvatore Caglioti, 60 anni, di Soriano, residente a Strambino (To), a 8 anni
ed otto mesi di reclusione, così come chiesto dal procuratore aggiunto della Dda di Torino, Sandro Ausiello. L’altro vibonese condannato è invece Pasquale Maiolo, 54 anni, di Nardodipace, a cui sono stati inflitti 5 anni di carcere, in luogo dei sei richiesti dal pm. Associazione mafiosa il reato per il quale il gup ha decretato le condanne, riconoscendo i due vibonesi pienamente inseriti nei “locali” di ndrangheta piemontesi.
In particolare, Salvatore Caglioti era accusato dalla Dda di detenere la dote mafiosa di “santista”, in forza della quale avrebbe partecipato il 6 luglio 2007 ai festeggiamenti per il compleanno di un “capo locale” del torinese. Pasquale Maiolo avrebbe invece agito nell’ambito del “locale di Chivasso”, al cui interno «in qualità di “rappresentante” e
“referente” del “locale” di Cassari di Nardodipace» avrebbe operato anche Rocco Tassone, padre dell’ex vicesindaco del Comune di Nardodipace i cui organi elettivi sono stati di recente sciolti per infiltrazioni mafiose. Rocco Tassone è stato a sua volta arrestato nell’operazione “Crimine” della Dda di Reggio Calabria.
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