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Il teste sopravvissuto
è ritenuto credibile

indrieri e de marco

Le parole di Silas. Pronunciate in un giorno di fine luglio nel caldo asfissiante d’una caserma del Settentrione. Dopo più d’un anno da quella sera infernale. La sera in cui vennero assassinate la sorella, Barbara, e la madre, Rosellina Indrieri. La sera in cui lui fu invece risparmiato dai killer che lo ferirono ma non l’uccisero. Parole che il Tribunale della libertà di Catanzaro ha ritenuto coerenti e credibili. Parole che raccontano una strage compiuta per vendetta a San Lorenzo del Vallo. Le parole di Silas De Marco cominciano col descrivere gli occhi neri, profondi e inespressivi d’un assassino. Occhi nascosti da una calza bucata di nylon calata sulla testa come un passamontagna. Quando la porta di casa venne sfondata a fucilate e lui si lanciò verso quegli uomini vestiti di scuro che, armati di fucili e mitraglietta, stavano entrando il ventiduenne incrociò lo sguardo gelido ma insolitamente familiare del killer che impugnava una micro-Uzi israeliana. La circostanza lo lasciò confuso e impietrito. Ma non ebbe il tempo di pensarci troppo. E di parlare. Perché gli scaricarono subito addosso tre colpi, spezzandolo in due dal dolore.

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