
Dieci anni di reclusione a testa. Questa la richiesta di pena formulata dal pm della Dda, Pierpaolo Bruni, nei confronti di tre imputati coinvolti in uno stralcio dell’operazione denominata “Cash”, giudicati con il rito abbreviato. Dinanzi al gip distrettuale, Livio Sabatini, la pubblica accusa ha chiesto 10 anni di carcere ciascuno per: Carmelo Chiarella, 21 anni, difeso dall’avv. Francesco Catanzaro; Giuseppe Garzo, 26 anni e Pasquale Garzo, 22 anni, difesi dall’avv. Francesco Muzzupappa. La prima contestazione a carico dei fratelli Garzo e di Chiarella, tutti di Vibo Valentia, fa riferimento ad una tentata rapina a mano armata, datata 26 gennaio 2010, ai danni di un bar di viale Affaccio. Altra contestazione mossa ai tre imputati, unitamente questa volta a Pasquale D’Andrea, 27 anni, e Aurelio Tomaino, 39 anni, fa invece riferimento ad una rapina a mano armata, e col volto travisato, portata a termine ai danni di una sala giochi di via Popilia. Tale ultimo episodio, avvenuto sempre a Vibo, è datato 10 marzo 2010 ed in questo caso il “bottino” ammonta a 1.500 euro. D’Andrea e Tomaino hanno però scelto il rito ordinario e sono attualmente imputati dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo. Altra accusa a carico dei fratelli Garzo è quella di detenzione illegale e porto in luogo pubblico di armi da fuoco e munizioni. Reati aggravati dalle modalità mafiose.
In alcune occasioni, secondo l’accusa, con tali armi sarebbero stati sparati anche dei colpi fra il 2009 e il 2010. Stando inoltre all’ordinanza con cui il 7 luglio 2011 sono finiti in carcere i tre imputati, gli stessi secondo il gip Mellace sarebbero «perfettamente inseriti nel contesto criminale vibonese». Prossima udienza il 7 dicembre.
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