Dopo quello del Viminale, ecco il 'corvo' del Miur che ha recapitato un dossier di un centinaio di pagine a 'Il Fatto quotidiano' raccontando di una cricca di dirigenti del ministero, collaboratori e consulenti che in cambio di tangenti, scambi di favori e assunzioni, avrebbero dirottato centinaia di milioni di euro in favore di aziende amiche formulando bandi di gara su misura e anche ripescando quelle scartate perchè non qualificate. Stando al dossier anonimo - di cui da notizia oggi il quotidiano diretto da Antonio Padellaro - nel cuore del ministero, ora guidato da Francesco Profumo, ci sarebbe un "sistema" che "avrebbe infettato da tempo uno dei centri di spesa principali del governo: la Direzione generale della Ricerca", che gestisce "una montagna di soldi". Pari a 6,2 miliardi di contributi comunitari a fondo perduto, 3 miliardi di budget statale e un miliardo di fondi ordinari per gli enti di ricerca. La denuncia viene definita come "molto circostanziata", Emanuele Fidora, da un alto dirigente del Miur interpellato dal quotidiano.
Questo flusso di denaro, in parte, è già finito al centro di alcune inchieste per truffa "dal dissesto dell'Idi romana al Gruppo Silva che dirottava al nord i fondi europei per il meridione": ma il 'corvo' del Miur indica "decine di altre aziende che avrebbero beneficiato di finanziamenti pur non avendo i requisiti". Simili pratiche - riassume l'articolo del 'Fatto' firmato da Thomas Mackinson - sarebbero "rese possibili da una sistematica forzatura delle norme e dei ruoli nelle strutture deputate alla validazione dei progetti e al successivo controllo, in cambio di utilità diverse, dal semplice far carriera all'ottenimento di denaro o consulenze dalle stesse imprese". Nel 'giro' ricorrono "parentele, amicizie, legami tra professionisti e consulenti in palese conflitto di interessi, spesso cementati dalle stesse origini calabresi".
Tra i nomi spunterebbero anche quelli "dei più stretti collaboratori dei ministri Gelmini e Profumo", e il dossier indica "società in quota a partiti e singoli politici, sulle quali sarebbe piovuta una pioggia di quattrini grazie a meccanismi oliati di corruzione e scambio". Il dossier - sottolinea il 'Fatto' - "ha subito destato l'interesse dei magistrati che stanno indagando sulle truffe con i fondi europei in diverse regioni d' Italia". In allerta ci sono "gli inquirenti di Roma e la Guardia di Finanza di Catanzaro", ma anche la Procura di Mondovì che ha le carte sul gruppo Silva. Potrebbe aiutare a individuare il "terzo livello", quello delle stanze dei bottoni ministeriali. Fonti investigative sperano di poter "accertare complicità ai piani alti". Fidora - direttore generale del Miur - premette: "abbiamo avuto problemi con alcuni casi specifici come l'Idi, ma sono qui da marzo e non ho avuto sentore di altre anomalie". "La denuncia anonima va prese con le pinze - prosegue l'alto dirigente della ricerca - ma la casistica che riporta sembra così circostanziata da far temere che qualcosa di vero ci sia". "Sarebbe gravissimo se riscontrassimo che soggetti scartati in fase di preselezione, siano stati poi riammessi contro il parere degli esperti. Siamo pronti a valutare quelle segnalazioni caso per caso", assicura. (ANSA)