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«Ho sparato io.
Almeno così è lui
che mangia la terra»

francesco rocca

Vecchi rancori, liti per motivi passionali ed anche una vicenda giudiziaria legata al danneggiamento, causato da un incendio doloso, di un’abitazione estiva sulla fascia
ionica. Sarebbero questi i motivi che hanno portato alla morte di Claudio Rizzuti, 57 anni, dipendente comunale di Petronà, con mansioni di messo ed autista, freddato
nella piazza centrale della cittadina della Presila Ctanzarerse, ai confini con il territorio della provincia di Crotone. L’omicidio è avvenuto venerdì, pochi minuti dopo le 17, davanti alla Chiesa madre, con due colpi di fucile esplosi da distanza ravvicinata. In stato di fermo è finito Francesco Rocca, 37 anni, boscaiolo. L’uomo avrebbe agito, secondo quanto ha raccontato lui stesso durante l’interrogatorio, dopo l’ennesimo diverbio con Rizzuti, avvenuto solo qualche ora prima. In quell’occasione, ha detto Rocca ai carabinieri, Rizzuti avrebbe anche estratto una pistola. Una condizione che avrebbe spinto il trentasettenne a lavare il disonore del tradimento e l’oltraggio subìto con il sangue, uccidendo platealmente in piazza, davanti a tutti, il suo rivale.

Per la famiglia Rizzuti,  si tratta del terzo morto ammazzato in pochi anni. Il primo ad essere ucciso era stato Claudio Rizzuti, 26 anni, nipote ed omonimo del dipendente
comunale ammazzato ieri, trovato carbonizzato il 18 gennaio 2004 nel suo fuoristrada, nelle campagne di Cutro. Poi il padre del giovane, freddato a colpi di lupara il 30 ottobre 2006 nelle campagne del Crotonese. Omicidi, questi, secondo gli inquirenti, legati alla faida della Presila. Quello di venerdì, invece, sarebbe maturato a seguito di contrasti tra due persone, anche per motivi passionali che, come ha ammesso lo stesso Rocca al sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Crotone,
Luisana Di Vittorio, sono sfociati «in una rabbia che non mi ha fatto capire niente. E ho sparato, almeno così la mangia lui la terra».

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