Per mano del gruppo Patania doveva morire anche Emilio Bartolotta, 35 anni, di Stefanaconi, detenuto perché condannato per l’omicidio di Michele Penna. La sua eliminazione, secondo quanto emerge dall’inchiesta “Gringia”, sarebbe stata decretata dalla famiglia Patania dopo l’eliminazione nel settembre 2011 del capo-famiglia Fortunato Patania. Il nome di Emilio Bartolotta sarebbe così finito in una lista di soggetti da sopprimere che comprendeva, stando alle dichiarazioni della collaboratrice Loredana Patania, anche quelli di Sarino Battaglia di Piscopio, Franco Meddis di Stefanaconi, Franco Fortuna e Domenico Cugliari, alias “Micu i Mela”, di Sant’Onofrio, tutti ritenuti vicini ai Bonavota, e Nazzareno Lo Schiavo e Domenico Franzè di Stefanaconi. Secondo la Patania – che riferisce di aver appreso la notizia una volta trasferitasi a casa della zia Giuseppina Iacopetta dopo l’omicidio del proprio marito, Giuseppe Matina –lo stato di detenzione di Emilio Bartolotta non sarebbe stato un problema
insormontabile. Il detenuto, infatti, sarebbe stato seguito da qualcuno del gruppo Patania mentre «faceva gli spostamenti da Lecce a Siano», vale a dire dalla casa circondariale di Lecce, dove Bartolotta era detenuto, al carcere di Siano di Catanzaro, città quest’ultima dove si sono celebrati i processi a carico di Bartolotta per l’omicidio di Michele Penna.