I Carabinieri, consapevoli, dell’importanza e della delicatezza degli episodi venuti alla luce stanno lavorando con il massimo della professionalità che sono soliti mettere nel loro lavoro per eliminare ogni eventuale zona d’ombra. Anche se l’opinione pubblica è un fiume impetuoso difficile da gestire, nessuno al momento è in grado di poter
emettere sentenze e, come spesso accade in casi come questo, sarà tutt’altro che semplice anche il compito che attende l’autorità giudiziaria. I genitori, intanto, si sono presi del tempo per “metabolizzare” le immagini in cui protagonisti erano i propri figli. Per qualcuno di loro è stata una notte di angoscia e di ricerca, nei meandri dei ricordi, per ritrovare qualche aggancio che facesse supporre un potenziale maltrattamento ai danni del figlioletto. La proiezione dei fotogrammi è rimasta oramai scolpita nella memoria di parecchi genitori. Si sono riservati così del tempo – anche per poter prima consultare un legale –e, hanno rimandato a dopo le vacanze natalizie la decisione sull’opportunità di sporgere denuncia. Secondo quanto emerso da alcuni di quei fotogrammi, bambini – la cui età oscilla tra i tre e i cinque anni – sarebbero stati trattati come “soldatini” e a loro l’educatrice avrebbe imposto assoluto silenzio: spalle al muro e poi in fila per raggiungere il banco da lei designato con la bacchetta.