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Pina Jennifer istigò
e spalleggiò l’assassino

pina jennifer

Sono state depositate le motivazioni della sentenza di condanna emessa dal giudice delle indagini preliminari, Barbara Borelli, il 6 ottobre scorso e con la quale, accogliendo la richiesta dell'accusa ha condannato Pina Jennifer a 16 anni. La donna era accusata di concorso nell'omicidio di suo marito Giovanni Villella, aggravato dalla premeditazione. Pina Jennifer aveva scelto di essere processata con il rito abbreviato e la pena gli stata ridotta. Il procedimento penale a suo carico prese il via dopo l'omicidio del Villella avvenuto il 4 giugno del 2011. Dopo un paio di settimane Pina Jennifer fu raggiunta da un provvedimento di custodia cautelare in carcere per essere stata la presunta istigatrice e determinatrice e per aver concorso al progetto sanguinoso nei confronti del coniuge. La donna non è finita in carcere solo perchè madre di due bambini molto piccoli. L’altro ieri il giudice Borelli ha depositato le motivazione delle sentenza di condanna che aveva emesso nell’ottobre dello scorso anno rispettando i tempi. Nel ricostruire dal punto di vista processuale l’intera vicenda giudiziaria che ha visto protagonista Jennifer nell’omicidio del marito, omicidio per il quale sono sotto processo davanti alla Corte d'Assise di Catanzaro Giovanni Giampà e Michele Dattilo, accusati d'essere gli esecutori materiali dell'omicidio di Giovanni Villella, il giudice si sofferma nella valutazione del materiale probatorio posto a fondamento della declarata responsabilità dell’imputata. Per il giudice «l’elemento granitico posto a fondamento della responsabilità penale della Jennifer è costituito dalla sua sostanziale confessione, risultata attendibile e pienamente in linea con tutte le risultanze oggetto di acquisizione, quali in particolare, le contraddizioni ravvisate tra le iniziali dichiarazioni dei tre protagonisti della vicenda, gli esiti della disamina dei tabulati telefonici, le risultanze medico legali, nonché le fondamentali dichiarazioni di alcuni testi». Quindi «la valutazione analitica e complessiva delle risultanze probatorie oggetto di acquisizione» ha spinto il giudice «a ritenere provata la dinamica dei fatti, conferendovi autenticità per gli aspetti più salienti circa la specifica compartecipazione della Jennifer, alla sostanziale confessione resa dalla stessa, riscontrata oltre che arricchita in via incrociata e vicendevole, anche dalle dichiarazioni di una teste e dagli altri riscontri oggettivi».       

 

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