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Il pm: non fu il caso
a uccidere Zicchinella

zicchinella

A poco più di un anno dalla tragedia, la Procura della Repubblica è convinta di avere individuato cause ed eventuali responsabilità. Il pm Paolo Petrolo ha emesso in queste ore gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari sulla morte di Natalino Zicchinella, il titolare di un’autocarrozzeria deceduto a 57 anni il 21 novembre 2011 in seguito al crollo di un muro di sostegno, provocato dalle forti piogge, che ha travolto l’officina dove lavorava in località Campagnella, per l’esattezza in via degli Svevi. Quattro persone (due dirigenti comunali e due privati cittadini) sono formalmente accusate di omicidio colposo. E adesso, ricevuta bonifica del provvedimento giudiziario, avranno venti giorni di tempo concessi dalla legge per presentare memorie, depositare i risultati di eventuali indagini difensive o chiedere di essere interrogati; superato questo termine, la Procura potrà formalizzare le proprie determinazioni al gup del Tribunale in ordine all’eventuale rinvio giudizio. Dalle indagini, secondo l’accusa, è emerso che il muro crollato e l’officina presa in fitto da Zicchinella sarebbero stati realizzati abusivamente. E a fianco del muraglione, sempre secondo la Procura, sarebbe sorta una discarica, anch’essa abusiva. Gli indagati sono Pasqualino Santagata, 84 anni, che avrebbe realizzato la discarica abusiva attigua al muro crollato; Carolina Ritrovato, 51 anni, dirigente del settore Gestione del territorio del Comune; Vincenzo Belmonte, 65 anni, ex dirigente del settore Edilizia privata del Comune ed ex assessore comunale; e Andrea Doria, 42 anni, soggetto che avrebbe avuto nella propria disponibilità l’immobile ritenuto abusivo che ospitava l’autocarrozzeria di Zicchinella. Secondo la ricostruzione della Procura, la discarica abusiva che sarebbe stata realizzata da Santagata, attigua al muro crollato e sovrastante l’officina, col tempo avrebbe provocato una pressione sempre maggiore sul muro esponendolo a cedimenti provocati dal maltempo, anche a causa dell’area considerata a rischio idrogeologico ed in prossimità della quale c’era un corpo di frana indicato sulle carte. Doria è ritenuto responsabile per avere consentito a Zicchinella l’utilizzo di un immobile ritenuto abusivo e quindi, secondo l’accusa, privo del certificato di agibilità e del collaudo statico. I due dirigenti comunali, invece, sono indagati per non essere intervenuti pur sapendo - stando alla ricostruzione della Procura della Repubblica - della presenza della discarica e del muro abusivo di cui sarebbe stata ordinata la demolizione sin dagli anni ‘80 e che nel 1994 sarebbe stato acquisito al patrimonio del Comune. Un insieme di fattori, dunque, che, secondo la Procura, avrebbe fatto sì che il muro, sotto la sollecitazione di una pioggia intensa, sia crollato sfondato il tetto dell'officina ed investendo Zicchinella che è morto schiacciato. Nel corso delle indagini preliminari, la Procura della Repubblica si è avvalsa anche del lavoro di alcuni consulenti esterni, chiamata a ricostruire dal punto di vista tecnico sia le questioni urbanistiche che quelle più prettamente ideogeologiche. Un sopralluogo sul luogo della tragedia è stato effettuato lo scorso marzo, quando i periti incaricati dalla Magistratura hanno voluto saggiare sul posto le ipotesi poi confluite nella relazione consegnata al pm Paolo Petrolo. La morte di Zicchinella si è consumata in pochi attimi, nel tardo pomeriggio del 21 novembre 2011. Il capannone ha ceduto sotto il peso dei quintali di terra riversati sulla copertura a causa della mancata tenuta del muraglione. I soccorritori hanno trovato il corpo della vittima fra lastroni di cemento e detriti di ogni tipo; per estrarlo è stato necessario l’intervento di un bobcat che ha lavorato per ore prima di liberare il cadavere. La morte di Zicchinella ha destato sconcerto nell’intera città, a testimonianza non solo di come il carrozziere fosse stimato e benvoluto. Particolarmente toccanti le parole pronunciate nell’omelia funebre da padre Anthony Tiu Ofmconn: «Natalino è morto in modo tragico, così come è successo a Gesù Cristo». L’avviso di conclusione delle indagini rappresenta un atto tecnico a garanzia degli stessi indagati, che vengono così messi nelle condizioni di presentare eventuali memorie o di rendere dichiarazioni al pm. I quattro, contro i quali pendono soltanto ipotesi di reato tutte da dimostrare in un’eventuale sede dibattimentale, avranno dunque tutte le occasioni concesse dal Codice penale per dimostrare la loro estraneità alla contestazioni; va rimarcato infatti che a loro carico, allo stato, non c’è alcuna pronuncia di colpevolezza.

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