Sarebbe Giovanni Mezzatesta, 38enne di Decollatura, uno degli autori del duplice omicidio che si è verificato sabato pomeriggio nel piccolo centro montano dell’hinterland lametino. Come anticipato ieri dalla Gazzetta del Sud l’uomo è stato fermato perché indiziato di delitto per gli omicidi di Giovanni Vescio, 36 anni, e Francesco Iannazzo, 29 anni, cugini ed entrambi di Lamezia Terme, uccisi mentre stavano prendendo un caffè al “Bar del Reventino”, vicino alla centralissima piazza del paese. Ma il 38enne Mezzatesta non sarebbe stato il solo a sparare. A infliggere infatti i sette colpi mortali ai due giovani lametini sarebbe stato anche il padre Domenico, di 59 anni, vigile urbano in pensione. Padre e figlio, secondo la ricostruzione dei carabinieri della Compagnia di Soveria Mannelli che stanno conducendo le indagini, sarebbero stati gli autori dei due omicidi. In base alla ricostruzione effettuata con l’ausilio delle immagini di alcune telecamere all’interno del locale, Giovanni Mezzatesta avrebbe esploso un solo colpo di pistola, ferendo poi con un calcio una delle vittime, mentre il padre avrebbe sparato altre volte infliggendo alle vittime un colpo di grazia alla testa. I militari dell’Arma stanno ricercando non solo Domenico Mezzatesta, che da ieri è latitante, ma anche altre due persone che erano all’interno del bar al momento dell’agguato mortale. Indispensabili e importanti, ai fini dell’individuazione degli autori degli omicidi, non solo le testimonianze di due donne che erano nel bar durante la sparatoria, ma soprattutto le immagini registrate dalle telecamere dell’impianto di videosorveglianza all’inter - no e dentro il bar. Secondo quanto trapelato, pare che le videocamere abbiano ripreso tutti gli attimi concitati della sparatoria, e cioè quando Mezzatesta padre e figlio hanno iniziato a sparare contro Vescio e Iannazzo. Da quanto s’è appreso, i due killer sarebbero entrati nel bar dopo le due vittime che si trovavano dentro con altre due persone. Erano tutti intorno allo stesso tavolo, a discutere insieme. Ma poi qualcosa s’è inceppato e i due Mezzatesta hanno iniziato a sparare, colpendo Vescio e Iannazzo mortalmente. Al tavolo stavano tutti discutendo di questioni legate al territorio, non è escluso neanche che nel bar stesse avvenendo un vero e proprio summit “chiarificatore” tra chi “controlla” l’area del Reventino e quindi di Decollatura. Ma qualcosa però è andata storta. Non è escluso neanche il fatto che padre e figlio avessero premeditato il duplice omicidio per qualche rancore nei confronti di Vescio e Iannazzo e per quello che i due “rappresentavano”, dato che pare fossero legati a una cosca locale, che ha un “comparaggio” con la più nota e storica cosca lametina dei Iannazzo. Così come gli inquirenti non escludono l’ipotesi che padre e figlio volessero vendicarsi di un attentato dinamitardo avvenuto un mese e mezzo fa ai danni della casa di Domenico Mezzatesta, dove ignoti piazzarono una bomba sotto una finestra dell’abitazione dell’ex vigile urbano. Un’ipotesi, quella di una vendetta a seguito di una richiesta estorsiva, che sta prendendo piede nelle indagini degli investigatori. Il caso sull’omicidio è chiuso, quantomeno in ordine alla responsabilità di Domenico Mezzatesta latitante fino a ieri sera. Mentre rimane da chiarire con esattezza quale sia stato il ruolo del figlio Giovanni, in quanto le immagini pur se chiare, non identificherebbero con assoluta certezza quale sia stato il comportamento di Giovanni Mezzatesta, titolare di un’impresa che lavora l’alluminio. Resta invece da scoprire il movente che ha portato all’uccisione di Vescio e Iannazzo. Questi ultimi, infatti, da quanto s’è appreso, potrebbero non essere stati solo delle vittime, ma anche in precedenza dei persecutori nei confronti della famiglia Mezzatesta. Pare infatti che a scatenare la reazione violenta di Domenico Mezzatesta siano state proprie alcune esplicite minacce rivolte a lui ed alla sua famiglia nel corso della conversazione che si sarebbe svolta nel “Bar del Reventino”. Ipotesi che comunque dovranno essere supportate dagli elementi che riscontreranno i militari dell’Arma che, per tutta la notte di ieri, hanno ascoltato le persone presenti nel locale, ma anche i familiari delle vittime. Interrogatori che sono durati fino al mattino di ieri. Per tutta la notte di sabato è stato sentito Giovanni Mezzatesta, assistito dal suo legale di fiducia, l’avvocato Francesco Pagliuso. Ma l’indagato ha scelto di non rispondere. Per il suo difensore «certamente Mezzatesta è estraneo ai fatti perché, ove mai fosse stato presente sul posto, non è stato con sicurezza lui a sparare, come dimostra la circostanza che non è stato sottoposto allo stub e cioè alla prova scientifica per verificare la presenza di polvere da sparo sugli indumenti e sul corpo. Questo a conferma che evidentemente Giovanni Mezzatesta è rimasto completamente estraneo alla dinamica omicidiaria.