Non è stato ancora rintracciato Domenico Mezzatesta, 59 anni, vigile urbano in pensione, ritenuto responsabile del duplice omicidio di Giovanni Vescio, 36 anni, e Francesco Iannazzo di 29, i lametini uccisi sabato scorso in un bar di Decollatura. In attesa della sua cattura ieri in carcere è stato sottoposto all’interrogatorio di garanzia Giovanni Mezzatesta, 38enne. Il suo fermo non è stato convalidato, comunque resterà in carcere. L’ha deciso il giudice delle indagini preliminari Barbara Borelli. Nel corso dell’interrogatorio, durato circa due ore, il giovane imprenditore decollaturese, assistito dal legale di fiducia avvocato Francesco Pagliuso, ha fattoi al Gip la ricostruzione di quanto avvenuto sabato pomeriggioi nel “Bar del Reventino”. Secondo l’imputato sarebbero stati proprio Vescio e Iannazzo a convocare i Mezzatesta al bar per portare a termine una richiesta estorsiva che i due lametini intendevano perpetrare in danno dell’impresa Alluminio Meridionale di cui Mezzatesta è titolare. Secondo la polizia giudiziaria e da quanto si vede nei video della sorveglianza del bar, una volta entrati i due Mezzatesta avrebbero iniziato a discutere animatamente con Vescio e Iannazzo. Alla base della discussione il pizzo che avevano chiesto e le intimidazioni che avevano compito contro l’imprenditore. È di pochi mesi fa un attentato dinamitardo sotto la casa di Domenico Mezzatesta, latitante e principale indagato dell’omicidio. Una bomba sotto la finestra della cameretta del figlio di 7 anni aveva addirittura sollevato interamente il tetto della sua casa. Da allora, ha raccontato Giovanni Mezzatesta, suo padre e tutta la famiglia non avevano trovato pace vivendo nella paura. Il bambino ha cominciato ad avere moltissimi problemi psicologici. Dopo l’attentato diverse richieste estorsive, finanche il furto di un mezzo dell’impresa di Mezzatesta. Queste le ragioni che avrebbero fatto sfociare la discussione in una tragedia. Vescio e Iannazzo avevano chiesto 1.500 euro all’imprenditore. Il prmo avrebbe finanche ammesso di aver compiuto l’attentato dinamitardo alla sua casa, aggiungendo che a «comandare » su quel territorio erano loro. Se non avessero pagato sarebbe stato versato un fiume di sangue, quello dei suoi figli. È stato a quel punto che Domenico Mezzatesta avrebbe perso la testa e nella confusione più totale avrebbe iniziato a sparare contro i due giovani. Testimoni dell’accaduto altri due uomini nel bar. Ad uno di questi Giovanni Mezzatesta si sarebbe rivolto implorando aiuto. Il giovane imprenditore nel carcere lametino costernato racconta agli inquirenti di aver assistito impotente alla tragedia che il padre stava consumando. Negando ogni responsabilità, Giovanni Mezzatesta afferma di non essere stato neppure a conoscenza che suo padre avesse una pistola, aggiungendo che l’aveva accompagnato a quell’incontro perché preoccupato dagli eventi e dalle minacce subiti. L’imputato ammette invece di avere portato con sé la scacciacani, una pistola a salve, al solo scopo di proteggersi. Circostanza, questa, confermata dal rinvenimento e dal sequestro da parte dei carabinieri di Decollatura nella sua abitazione. Saranno gli esami balistici a dimostrare se a sparare, come sostiene il giovane imprenditore, sia stata una sola arma, e cioè la pistola di Domenico Mezzatesta. Dopo i fatti di sabato sera Giovanni Mezzatesta non s’è allontanato da casa e quando sono arrivati i carabinieri s’è spontaneamente consegnato. Sembra si possa escludere la matrice mafiosa dell’omicidio: Mezzatesta sarebbe sostanzialmente la vittima del “pizzo”, e suo padre Domenico ha reagito violentemente da imprenditore vessato. L’avvocato Francesco Pagliuso ha dichiarato: «Il resoconto dei fatti offerto dal mio assistito, per molti aspetti coerente e concordante con le risultanze degli atti d’indagine sin qui compiuti, unitamente agli ulteriori accertamenti investigativi che ci accingiamo a richiedere, varranno ad escludere che vi sia stata un’obiettiva compartecipazione del giovane imprenditore Giovanni Mezzatesta nell’azione omicidiaria consumata dal padre Domenico».
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