Sarà la perizia balistica, cioè l’esame delle pallottole trovate nei cadaveri dei lametini Giovanni Vescio e Francesco Iannazzo ad accertare se è stato Giovanni Mezzatesta a sparare nel “Bar del Reventino” lo scorso sabato pomeriggio. L’imprenditore di Decollatura con suo padre Domenico sono accusati del duplice omicidio: Giovanni è in galera, il genitore è ancora latitante. Infatti gli accertamenti balistici accerteranno se il giovane imprenditore, come sostengono gli inquirenti, abbia esploso contro una delle vittime un colpo di pistola prima che la sua arma s’in - ceppasse. Una circostanza che emerge anche dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di Giovanni Mezzatesta dal giudice delle indagini preliminari che «nel ritenere integrata la soglia indiziaria necessaria» per mettere l’ordi - nanza di custodia cautelare, «tenuto conto della sicura attribuibilità soggettiva del fatto ad entrambi gli indagati», sottolinea che non c’è «nessun dubbio residuo sull’ascrivibilità materiale dell’intera sequenza omicida a Domenico Mezzatesta, nonché, salvi gli esiti degli accertamenti balistici, l’attribuibilità materiale di una parte dell’azione omicidiaria anche al figlio Giovanni , oltre alla sua pacifica compartecipazione morale in tutta l’azione medesima ». Per il Gip «risulta comunque, del tutto pacifica la sua compartecipazione morale a titolo di concorso, non potendosi alla luce dei fatti non affermare che lo stesso con la sua condotta ha spalleggiato consapevolmente e concretamente aiutato il correo (cioè il padre) nell’esecuzione dell’attività criminosa dallo stesso posta in essere, così fornendo uno stimolo all’azione ed un maggior senso di sicurezza». A giudizio del magistrato a completare il granitico quadro indiziario a carico degli indagati si rivelano importanti le dichiarazioni di alcuni testimoni nel bar al momento della sparatoria. Per il giudice «particolare rilievo assumono le dichiarazioni rese da G.G. il quale veniva sentito perché riconosciuto dagli operanti quale soggetto presente ai fatti e riferiva che il Domenico Mezzatesta , entrato nel bar si sedeva ed iniziava a parlare con Vescio di un autocarro». Nel corso di quella conversazione intornoal tavolino del bar, , scrive il magistrato «G.G. sentiva Vescio pronunciare frasi del tipo “le cose vostre sono vostre e le mie sono mie”, ed ancora prospettare a Mezzatesta che se fosse successa qualcosa che a loro sarebbe stata ricambiata». Il testimone inoltre ha riferito agli inquirenti che «in quei frangenti si avvicinava al loro tavolo Giovanni Mezzatesta che si poneva alla sinistra del padre e s’inseriva nella animata discussione, gesticolando con una zuccheriera. Aggiunge: «Giovanni Mezzatesta guardava con un gesto d’intesa il padre il quale si alzava dal tavolo estraendo nel contempo una pistola». A questo punto «Vescia, secondo la testimonianza di G.G., l’invitava a stare calmo e, mentre il teste G.G. trovava riparo nel bagno sentiva sparare un primo colpo di pistola, poi altri tre, un breve intervallo ed altri tre o quattro spari». L’altro testimone F.F. agli inquirenti ha riferito «di avere visto Domenico Mezzatesta impugnare una pistola mentre lui si accingeva ad uscire dal bar». Testimonianza quest’ultima riportata dal Gip nell’ordinanza emessa nei confronti di Giovanni Mezzatesta che ha reso anche lui delle dichiarazioni che coincidono con quelle del testimone. Resta ancora da chiarire il movente e l’oggetto della discussione tra i Mezzatesta e le due vittime. L’avvocato Francesco Pagliuso difensore di Giovanni Mezzatesta smentisce «fermamente la circostanza pubblicata ieri da alcuni quotidiani secondo la quale dalle immagini rilevate dalla telecamera posta all’interno dell’esercizio commerciale di Decollatura ove è avvenuta la sconsiderata tragedia del 19 gennaio scorso, si evincerebbe che Giovanni Mezzatesta abbia esploso anch’egli colpi di arma da fuoco. Ho visto personalmente e svariate volte il video, motivo per il quale in maniera indiscutibile posso escludere questa circostanza. Diffido quindi tutti gli operatori della comunicazione che, ovviamente non possono essere in possesso di tale video e non possono conoscerne il contenuto, ad affermare il contrario».