Catanzaro, Crotone, Vibo

Sabato 23 Novembre 2024

Magistrati indagati,
il Tribunale del
riesame prende tempo

Il Tribunale del Riesame di Salerno si è riservata la decisione sulla richiesta di interdizione dai pubblici uffici di due sostituti della Procura della Repubblica di Catanzaro e di un giudice del Tribunale di Vibo Valentia. I due magistrati accusati di violazione della segretezza, per aver fornito informazioni coperte da segreto a uno degli avvocati di un esponenti della cosca Mancuso di Limbadi, mentre al giudice viene contestato l’abuso d’ufficio. Si tratta dei pm Giampaolo Boninsegna (in passato alla Dda) e Paolo Petrolo e del giudice Giancarlo Bianchi, tutti difesi dall’avv. Michele Tedesco di Salerno. Sulla richiesta di interdizione si era già pronunciato il gip del Tribunale di Salerno, Dolores Zarone, che aveva rigettato la richiesta di misura interdittiva. In particolare il gip ha smantellato punto per punto l’ipotesi avanzata dalla Procura di Salerno nei confronti dei tre magistrati. Relativamente al dott. Boninsegna – al quale viene contestato di aver rivelato all’avv. Antonio Galati l’iscrizione sul registro degli indagati del genero di Pantaleone Mancuso, per il gip Zarone appare, tra l’altro «impossibile che Boninsegna possa aver disvelato al Galati notizie sui procedimenti penali in imputazione » considerato che «a gennaio 2011 Boninsegna aveva presentato per il visto, al procuratore aggiunto Borrelli, richiesta di misura cautelare a carico di Pantaleone Mancuso e del genero Antonio Maccarone». Ciò secondo il gip dimostra che il magistrato non aveva interesse a rivelare indagini nei confronti di una persona che intendeva fare arrestare. In merito al dott. Bianchi, al quale vengono contestati due casi di abuso d’ufficio, relativi a un’astensione legata a cause trattate dall’avv. Galati e alla disparità di trattamento nei confronti di tre imputati (alcuni difesi dall’avv. Galati), per il primo caso il gip spiega che «l’eventuale astensione è rimessa all’autonomo apprezzamento del magistrato» e per il secondo che l’ipotesi della Procura  «difetta in assoluto dei suoi elementi costitutivi e non sussiste». Infine per quanto riguarda il sostituto procuratore Petrolo, al quale veniva contestato di aver rivelato a un funzionario di polizia e all’avv. Galati arresti avvenuti tre mesi dopo, il gip evidenzia che «la rivelazione del segreto è stata effettuata dal Petrolo in modo spontaneo dimenticandosi di discernere e selezionare le notizie già di comune dominio da quelle ancora coperte da segreto confidando che Galati non aveva alcun rapporto con gli indagati». La Procura di Salerno (pm Rocco Alfano) ha però proposto appello al Tribunale del Riesame affinchè venga rivalutata l’istanza di interdizione.

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