Sono state condannate a pene variabili tra i due e i sei anni, sei delle dieci persone che il 16 novembre del 2011 furono raggiunte da un provvedimento restrittivo nell’ambito dell’operazione della Guardia di Finanza chiamata in codice “Lex Genucia”e che permise alla fiamme gialle lametine di sgominare un'organizzazione di usurai che operava in città e nell’hinterland. La sentenza di condanna è stata emessa nei confronti di Francesco Pullia (63 anni), che è stato condannato a 6 anni di reclusione e al pagamento di 15.000 euro; Adriano Sesto (37 anni) al quale è stata inflitta una pena a 5 anni di reclusione e al pagamento di 12.000 euro di multa; Francesco Greco (73 anni) che è stato condannato a 4 anni e 2mesi di reclusione e 10.000 euro di multa; Ferdinando Greco (36 anni) che è stato condannato a 3 anni di reclusione e una multa di 10.000 euro; Fabio Zubba (34 anni) condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione e al pagamento di 4.000 euro di multa e Vincenzino Lo Scavo (54 anni) condannato a due anni di reclusione e 3.000 euro di multa. La dichiarazione di colpevolezza degli imputati per i reati loro ascritti è stata emessa ieri dal giudice dell’udienza preliminare, Barbara Borelli, al termine di un’attenta valutazione degli atti prodotti dalla pubblica accusa durante la fase del processo e in relazione a quanto è emerso nella fase del dibattimento, attraverso le discussioni dei difensori degli imputati. Dopo circa 3 anni cala il sipario su una vicenda giudiziaria nata da un’indagine del Gruppo della Guardia di Finanza, comandato dal maggiore Maurizio Pellegrino, e dal nucleo mobile, guidato dal brigadiere Vito Margiotta, che ha permesso di portare alla luce un “giro” di usurai, dopo la denuncia della moglie di un imprenditore sottoposto a usura. Imprenditore che per disperazione si allontanò dalla Calabria abbandonando la famiglia e l’atti - vità. Nell’inchiesta furono indagati anche alcuni imprenditori vittime dell'organizzazione di usurai che non collaborarono con gli investigatori. Questi ultimi furono indagati per favoreggiamento. La Guardia di finanza sequestrò anche beni per un milione e 200mila euro a Sesto, che fu tratto in arresto in seguito alla denuncia di un imprenditore di Serra S. Bruno, messo sotto usura. Una denuncia spontanea, la sua, che consentì ai finanzieri di accertare la presenza di diverse organizzazioni criminali che, avvalendosi del vincolo associativo, con minacce ed estorsioni, applicavano alle proprie vittime tassi di interesse che andavano dal 864% al 1500% annuo. Ad Adriano Sesto, arrestato nell’operazione “Business cars” e coinvolto anche nell’operazione “Lex Genucia”, furono sequestrati 3 appartamenti (uno a Sambiase e 2 a Nocera T.), un locale adibito a laboratorio artigianale, 4 terreni a Sambiase, 2 automobili Toyota (sequestro quest’ultimo revocato dal gup che ieri ha emesso la sentenza di condanna), le quote di una società immobiliare e un orologio di lusso. Il sequestro, per un valore totale di 1.200.000 euro, fu disposto dal Gip Fontanazza su richiesta del procuratore Vitello e del sostituto Maria Alessandra Ruberto. Sesto secondo i giudici avrebbe fatto pagare alla vittima dell’usura, che acquistava auto dalla sua concessionaria, un valore superiore rispetto a quello che era il reale valore di mercato dei veicoli, minacciando il commerciante sia direttamente sia tramite altre persone arrestate in “Business Cars”. In manette nel novembre del 2011 finirono Bruno Gagliardi (classe '74) e Francesco Pullia (classe '49) tutti e due accusati del reato di usura ed esercizio abusivo dell'attività finanziaria; Francesco Greco (classe '38) e Bruno Cimino (classe '63), quest'ultimo impiegato all'Asp di Catanzaro, entrambi accusati di usura e tentata estorsione; Vincenzino Lo Scavo (classe '57) già in carcere per il processo "Raimbow" e in quel frangente accusato di usura e Adriano Sesto (classe '74), all'epoca già agli arresti domiciliari per l'operazione "Business Car di Vibo Valentia). Per la stessa operazione, sempre nel mese di novembre, ai primi sei sottoposti alla custodia cautelare nei diversi carceri della regione, si aggiunsero altri quattro indagati ai quali fu invece predisposta la misura degli arresti domiciliari. Si tratta di Giuseppe De Fazio (classe '69) già ai domiciliari per furto d'auto e della sua convivente Teresa Ferrise (classe '58) intestataria del conto corrente bancario per la vendita dei cosiddetti "foglietti"; Ferdinando Greco (classe '75) e Fabio Zubba (classe '77). Per quanto riguarda i beni che erano stati sequestrati il gup ne ha disposto la confisca.