Pericolo scampato. Non era benzene quello risultato dalle analisi fatte il 6 dicembre scorso dall’Arpacal, ma composti aromatici alogenati e biossido di cloro. Non è uno scherzo di carnevale, ma la “bufala” del benzene, derivato del petrolio che sarebbe stato rilevato nelle analisi di alcuni campioni di acqua dell’invaso “Alaco” (Brognaturo) prelevati ai rubinetti di uscita dell’impianto di potabilizzazione di San Sostene, è dovuta ad un errore di trascrizione sul brogliaccio dei risultati delle analisi da parte di un dipendente distratto che dovrà rispondere all’autorità giudiziaria per procurato allarme sociale. «La sua posizione – ha affermato il prefetto di Vibo Valentia Michele di Bari nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta ieri sera –è già al vaglio della magistratura». Come chiarezza il Prefetto pretende in merito al “buco” di 60 giorni, visto che l’allarme –errore o non errore –è stato diramato a distanza di circa due mesi dalle analisi. La notizia dell’acqua al benzene, composto chimico dagli effetti spaventosi sulla salute dell’uomo, si è abbattuta come un “tornado” su ottanta comuni delle province di Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria, con un bacino di utenza di circa 400mila persone, nelle cui condotte idriche scorre l’acqua proveniente dal bacino artificiale vibonese. Un impianto ancora sotto sequestro dopo l’operazione della Procura della Repubblica di Vibo Valentia denominata “Acqua sporca” che ha portato all’emissioni di 26 avvisi di garanzia e al sequestro di 57 apparati idrici. Immediata conseguenza del cessato allarme, la revoca da parte dei sindaci interessati all’emergenza, dell’ordinanza di sospensione dell’utilizzo dell’acqua per il consumo potabile (cucinare, lavarsi e lavare gli utensili utilizzati per la preparazione degli alimenti). Il provvedimento era scattato venerdì sera dopo che il Dipartimento di prevenzione dell’Asp di Vibo Valentia, diretto dal dottore Fortunato Carnovale, aveva tempestivamente informato tutti i sindaci della provincia vibonese i quali avevano prontamente inibito l’uso del’acqua potabile, falsamente risultata contaminata. La revoca dell’ordinanza è avvenuta dopo una serie di analisi, richieste dal prefetto Michele di Bari, effettuate in tempi brevissimi dai tecnici dell’Asp vibonese all’impianto di potabilizzazione di San Sostene e al serbatoio di località “Mura Greche” di Vibo Valentia i cui risultati hanno escluso categoricamente la presenza di benzene. I risultati delle analisi effettuati dall’Arpacal il 6 dicembre scorso, trascritti malamente per un errore di un dipendente, invece, avevano rilevato 800 microgrammi di benzene ogni litro di acqua. Il limite consentito è di un microgrammo al litro. Per affrontare l’improvvisa emergenza, volatilizzatasi nell’arco di 24 ore, il prefetto di Vibo Valentia ha immediatamente convocato un tavolo tecnico in Prefettura per capire le cause della contaminazione che, a quanto pare, non c’è stata. All’incontro in Prefettura, svoltosi ieri mattina, hanno partecipato, tra gli altri, il commissario dell’Asp Maria Pompea Berardi, il comandante del Nas di Catanzaro, cap. Giovanni Trifirò, i La riunione fiume svoltasi a Vibo Valentia e presieduta dal prefetto Michele di Bari rappresentanti della Sorical, dell’Arpacal e della Protezione civile, il comandante provinciale dei carabinieri ten. col. Daniele Scardecchia e il questore di Vibo Valentia Angelo Carlutti . Al di là di come sono andate le cose il prefetto Michele di Bari ieri sera ha ribadito: «Bisogna accertare come mai si è venuti a conoscenza del risultato delle analisi soltanto adesso visto che sono state effettuate il 6 dicembre scorso. Quello che è successo non si verificherà più. Ogni settimana voglio i risultati delle analisi dell’acqua sulla mia scrivania».