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La protesta dei
23mila in mobilità

La protesta è forte, e il gruppo di 23 mila lavoratori in regime di mobilità in deroga sparsi in tutta la regione - senza più sussidi di alcun genere, ormai da parecchi mesi - è in stretto collegamento per concordare le varie iniziative da avviare tra Catanzaro, Lamezia Terme, Vibo Valentia e Reggio Calabria. Ed è in quest’ottica che, sull’asse Catanzaro-Lamezia, è emersa la decisione di raccogliere le schede elettorali - al fine di testimoniare l’intenzione di non votare per una classe politica che sta rimanendo sorda agli accorati appelli di migliaia di sfortunati cittadini - oltreché di partire al più presto alla volta di Roma al fine di manifestare davanti al Parlamento e ai “palazzi che contano” il disappunto per la situazione, gravissima e potenzialmente esplosiva, determinatasi. Queste le ulteriori novità emerse dagli incontri e dalle riunioni promosse dagli ex dipendenti di varie strutture e aziende private attive in vari settori fra i quali sanità, comunicazione, fornitura di servizi ed edilizia. Resta sempre in calendario, oltretutto, l’organizzazione di un sit-in in piazza Prefettura a Catanzaro (previsto per domani, martedì 5 febbraio) allo scopo di richiamare l’attenzione e sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di una grande emergenza sociale. Drammatico il racconto di uno dei tanti disoccupati, con moglie e figli a carico, rimasto con appena 1 euro e 71 centesimi. Una cifra che consente appena di pagare un paio di caffè al bar e non certo di far fronte ai tanti bisogni di una famiglia. Lo ha ribadito l’ispiratore del Movimento Autonomo Lavoratori Calabria e di Amalc.it, sodalizio e portale web costituiti per rappresentare al meglio le legittime istanze di centinaia di persone ridotte sul lastrico. La loro speranza è che la Regione reperisca in qualche modo gli 87 milioni di euro - disavanzo dei finanziamenti inviati dal ministro Elsa Fornero, la quale aveva inizialmente promesso all’ente presieduto da Giuseppe Scopelliti 200 milioni di euro destinandogliene invece poco più di 110 - da impiegare per pagare le spettanze arretrate e dare un po’ di sollievo a tale povera gente, altrimenti costretta a combattere una guerra tra poveri con altri 75 mila lavoratori in cassa integrazione ordinaria. Troppo esigua anche la quota di Fondi Fesr (36 milioni di euro in totale, ma di cui soltanto 24 milioni riservati alle politiche passive essendo i restanti 12 destinati a quelle attive) per poter sperare in una concreta boccata d’ossigeno nel breve termine. La vicenda è molto intricata e la situazione rischia di essere al collasso. Molta preoccupazione hanno espresso il prefetto del capoluogo Antonio Reppucci, che ha ricevuto una delegazione di lavoratori l’altro ieri, e l’assessore regionale al ramo Francescantonio Stillitani, il quale insieme al direttore generale del suo Dipartimento Bruno Calvetta li ha incontrati martedì scorso.

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