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Acqua al benzene,
si muovono i
militari del Nas

Ora spuntano i cloriti. In quantità maggiore rispetto alla soglia consentita, a causa di un eccesso di clorazione nel procedimento di potabilizzazione dell’acqua. Superamento che l’Arpacal rilevava il 7 dicembre scorso e «lo comunicava con tempestività e la massima diligenza agli uffici di Soverato dell’Asp di Catanzaro, competenti per territorio, cui spettava attivarsi con le opportune azioni a tutela della salute pubblica». Sta di fatto che dal 7 dicembre veniva prefigurata, da parte dell’Arpacal di Catanzaro, la non potabilità dell’acqua. Lo mette nero su bianco il direttore generale Sabrina Santagati che ieri pomeriggio ha consegnato una relazione (corredata da documentazione probatoria) al prefetto Michele di Bari. Intanto a cloriti “bevuti” sull’ennesima emergenza acqua si muovono i militari del Nas i quali, coordinati dal cap. Giovanni Trifirò, stanno cercando di accertare eventuali responsabilità che vanno oltre l’errore di trascrizione. Insomma la materia viene nuovamente scandagliata –e in senso lato – anche attraverso l’acquisizione della dovuta documentazione, nonché della relazione dei custodi giudiziari dell’invaso dell’Alaco e degli apparati idrici sequestrati lo scorso maggio nell’ambito dell’operazione “Acqua sporca”. Relazione che dovrebbe già essere arrivata sulla scrivania del procuratore Mario Spagnuolo e del sostituto Michele Sirgiovanni. Ma, al di là degli aspetti tecnici della vicenda resta da chiarire il motivo per il quale non sia stato vietato l’uso dell’acqua, ritenuta non potabile già dal 7 dicembre (al 6 dicembre risale il prelevamento di due campioni in altrettanti punti dell’impianto di potabilizzazione dell’invaso dell’Ala - co) a causa dei cloriti in eccesso. L’Arpacal, che ha ripetuto il controllo il 17 dicembre «il cui esito ha confermato il superamento dei cloriti, dovuto a un eccesso di clorazione nel procedimento di potabilizzazione dell’acqua» sottolinea di averlo comunicato prontamente all’ente gestore Sorical. Quindi Asp e Sorical erano state avvisate, ma la catena delle informazioni a un certo punto si è interrotta. Resta da capire a quale anello e perché. Ma c’è di più, perché – secondo quanto comunica ancora l’Arpacal –sui campioni prelevati il 6 dicembre è stato eseguito «un approfondimento tecnico-scientifico ». Ed è in questa fase che venivano individuati i cosiddetti “composti aromatici alogenati derivanti dal benzene espressi come benzene”. Componenti misteriosi visto che nessuno finora ha ritenuto spiegare quali siano. «Componenti che, nella materia delle analisi per le acque potabili non sono codificati dalla legislazione vigente », rileva l’Arpacal, spiegando che «anch’essi sono prodotti dall’eccessiva clorazione nel processo di potabilizzazione, ma non indicati nella normativa di settore ». Insomma componenti non codificati, nè indicati. Componenti fantasma, dunque, visto che nessuno dice quali sono e, soprattutto, se sono “buoni da bere”. Chissà, forse potrebbero fare bene... Resta comunque il fatto che chi ha usato l’acqua fornita dall’impianto dell’Alaco la nuova miscela ha ingurgitato nel silenzio di chi sapeva e non ha informato, di chi avrebbe dovuto informarsi e non l’ha fatto.

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