Si cerca di chiudere il cerchio e un altro capitolo della variegata e complessa “storia giudiziaria” dell’Amministrazione provinciale. In questo caso, sempre battendo la pista spese, gli inquirenti intendono definire il capitolo “traslochi e arredi” e con esso individuare eventuali responsabilità. E in questo nuovo filone d’indagine sarebbero sei o sette le persone coinvolte, tra le quali potrebbero esserci tre dirigenti dell’Ente: Giacomo Consoli, Gianfranco Comito e Giuseppe La Fortuna. Ma al di là degli eventuali avvisi di garanzia che il sostituto procuratore Michele Sirgiovanni –il quale coordina l’inchiesta che viene svolta dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, guidato dal ten. col. Michele di Nunno – riterrà o meno di fare notificare nei prossimi giorni nei confronti appunto di sei o sette indagati, ciò che emerge da questo nuovo troncone sarebbe la “disinvoltura” con cui negli anni sarebbero state gestite le spese della Provincia. Al momento al vaglio degli inquirenti vi sono quelle legate al trasloco di mobili da un ufficio all’altro e all’acquisto di arredi per gli stessi uffici provinciali, insomma poca cosa rispetto per esempio a un’opera pubblica. Una “poca cosa” che comunque –secondo quanto trapelato – si sarebbe concretizzata nel pagamento di una discreta somma (sarebbero stati circa 30mila euro) soltanto per un trasloco. Una cifra ritenuta degna di attenzione da parte del magistrato e dei militari della Guardia di finanza i quali proprio da qui sono partiti per poi allargare – via via che dirigenti e dipendenti venivano sentiti a sommarie informazioni –il raggio d’azione investigativo. Un vortice nel quale, oltre al personale della Provincia, sarebbero finiti anche i titolari delle due ditte (quella di trasloco, con sede a Vibo Marina e quella dove gli arredi sono stati acquistati, con sede a Serra San Bruno). Gli uni e gli altri sentiti in diverse occasioni. Venerdì quelli di Serra, in precedenza gli altri. Ma la vicenda traslochi-arredi è destinata –così come la scoperta dell’ammanco che ha innescato un dirompente effetto domino giudiziario – a dare il «La» a una serie di altre verifiche e di altri controlli. In poche parole sarebbe ora destinato ad aprirsi il capitolo opere pubbliche. Non una o due, ma a essere preso in esame e passato ai raggi x del Nucleo di polizia tributaria e del Nucleo di polizia valutaria della Gdf, sarebbe l’intero piano triennale. Un nuovo fronte investigativo, dunque, è destinato ad aprirsi e, in questo caso, non si tratterà certo di mettere mano a determine e procedure per traslochi o acquisto di arredi, ma a pratiche molto più complesse e, soprattutto, dagli importi logicamente diversi. Un “mondo” insomma tutto nuovo, dal punto di vista investigativo, che gli inquirenti sono in procinto di iniziare a sondare. E così come per gli altri filoni d’indagine via-via seguiti anche questo, a causa della sua complessità, richiederà tempo e determinazione. Quel che sembra certo, comunque, è che l’inchiesta – scattata a seguito della scoperta dell’ammanco peraltro segnalato dagli stessi uffici e dirigente all’allora presidente dell’Ente Francesco De Nisi (poi dimessosi per potersi candidare alle politiche) e da questi alla Procura – non si fermerà sino a quando il magistrato non riterrà di aver messo al loro posto tutte le caselle del variegato puzzle in materia di spese.
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