Due anni fa, in questo stesso periodo, il dramma di Santa (Tita) Buccafusca, 37 anni, madre di bambino di 15 mesi e moglie di Pantaleone Mancuso (alias Scarpuni). Un dramma personale ed esistenziale sfociato in tragedia, di quelle con la “T” maiuscola. Il 16 aprile del 2011, infatti, Tita Buccafusca si chiudeva nel bagno e decideva di farla finita. Un mese prima con il suo bambino si era presentata dai carabinieri chiedendo protezione. Un allontanamento durato solo due giorni, perché la donna (che delle tre pagine di dichiarazioni ne aveva siglata soltanto una) era poi voluta tornare a casa. Se sia stata istigata a uccidersi non è mai emerso, sta di fatto che il 16 aprile 2011 ingeriva quantità di acido – da quanto emerso avrebbe usato l’idraulico liquido –necessario a lacerarle gli organi interni a ridurla in fin di vita e a ucciderla a distanza di qualche giorno e di atroci sofferenze. Un decesso che all’epoca richiamò a Nicotera Marina numerose persone tutte presenti ai funerali della donna. Ma a porgere le condoglianze al vedovo, cioè al boss Luni (Scarpuni) Mancuso, sarebbe stato anche l’allora capo della Squadra mobile. È quanto emerge dall’inchiesta sfociata nell’operazione “Black Money” condotta dalla Dda, dalla Mobile di Catanzaro, dai carabinieri del Ros di Catanzaro e dal Gico di Trieste. In pratica il dirigente della Mobile – all’epoca era il dott. Maurizio Lento – sarebbe arrivato a Nicotera Marina accompagnato dall’avv. Antonio Galati (intervenuto su delega di un altro legale dei Mancuso) per notificare ai congiunti della Buccafusca l’avviso per l’autopsia e proprio in quel frangente avrebbe presentato le condoglianze al boss a sua volta rimasto di stucco. La vicenda emerge dalle pagine dell’inchiesta Black Money e, in particolare, da alcune intercettazioni nei giorni a cavallo della tragedia. Il giorno del decesso a essere intercettato è l’avv. Francesco Lojacono in due conversazioni telefoniche dal tenore delle quali – scrivono i magistrati della Dda – emergeva il sentimento di cordoglio del professionista e della moglie per la scomparsa di Santa Buccafusca la quale proprio il giorno della morte (avvenuta il 18 aprile di due anni fa) si sarebbe dovuta ricoverare in una clinica di Roma. Il 19 e il 22 aprile 2011, invece, a essere intercettate sono due conversazioni fra Pantaleone Mancuso (classe ‘47), zio del marito della Buccafusca, e l’avv. Antonio Galati. E proprio il 19 aprile l’avv. Galati, secondo quanto emerge dall’inchiesta, riferiva a don Luni che «poco dopo» si sarebbe dovuto recare a Nicotera Marina «per accompagnare il funzionario della Polizia di Stato, dott. Maurizio Lento, presso l’abitazione di suo nipote la cui moglie si era suicidata pochi giorni prima ». In pratica secondo quanto il professionista avrebbe detto al boss la Polizia avrebbe chiesto a lui dove risiedeva Luni (Scarpuni) Mancuso. «...Siccome tra Polizia e Carabinieri non si parlano...mi hanno chiamato a me...se li accompagno io». Al che lo zio di Scarpuni ridendo avrebbe chiesto: «La Polizia?» aggiungendo alla risposta affermativa del legale: «Ma chi è?...Il coso?...È il questore?..». E l’avv. Galati avrebbe chiarito: «Il dott. Lento...perché scende lui personalmente!... Avete capito?». Inoltre rispondendo a specifiche domande del Mancuso, il legale «gli rivelava riservate e inedite informazioni circa l’intenzione di collaborare con la giustizia manifestata il mese precedente dalla Buccafusca» rassicurandolo, comunque, del fatto che la donna «non ha detto niente». A “visita” fatta, nel conversare con Pantaleone Mancuso (classe ‘47) l’avv. Galati lo informava della sorpresa del nipote per aver ricevuto le condoglianze dal capo della Squadra mobile in persona. «...Ristau Scarpuni l’altro pomeriggio... » avrebbe detto il legale il quale al «perché?» di Mancuso avrebbe aggiunto: «...perché è sceso il capo della Mobile...». E ancora Mancuso: «Uhm...non voleva che scendesse lui?...», al che l’avv. Galati avrebbe risposto: «No, no...è rimasto perché dei carabinieri, ovviamente, sono andati due sciacquini!... È una forma di cortesia, no? Cioè uno arriva...gli fa le condoglianze...omissis».
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