Sei parti civili regolarmente ammesse, otto richieste di rinvio a giudizio, accuse che vanno dalla truffa ai reati ambientali. È iniziata ieri, davanti al gup Giovanna Mastroianni, l’udienza preliminare sul primo filone d’indagine legato alla gestione della discarica di Alli, al confine fra Catanzaro e Simeri Crichi. Questa tranche riguarda ipotesi di reato commesse fra il 2006 e il 2008; ce n’è in piedi un’altra per fatti successivi, che confluirà in un’altra udienza preliminare già programmata per il prossimo 24 maggio. E proprio in apertura dell’udienza di ieri, il gup ha comunicato la propria decisione di rigettare la richiesta - avanzata da alcuni avvocati difensori - di unificare i due procedimenti. Ammessa, invece, la costituzione come parti civili della Provincia di Catanzaro, del Comune di Simeri Crichi, di Legambiente, del Wwf, di Codici Calabria e del Movimento per la difesa del cittadino. Entrato il procedimento nel vivo, il pm presente in udienza, Vincenzo Russo (titolare del fascicolo è invece il pm Carlo Villani) ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio a carico degli otto indagati. Sott’accusa quello che gli inquirenti ritengono il principale responsabile della vicenda, cioè l’imprenditore veneto Stefano Gavioli, 55 anni, di Treviso; chiesto il processo anche per il suo stretto collaboratore Loris Zerbin, 51 anni, di Campolongo Maggiore (Venezia), che gli è succeduto alla guida delle aziende Sial ed Enerambiente che per anni hanno gestito gli impianti di Alli. E ancora, sono indagati Giovanni Faggiano, 53 anni, di Brindisi, ex amministratore di una delle società del gruppo creato da Gavioli, Santo Mellace, 51 anni, di Catanzaro e Antonio Garrubba, 47, di Isola Capo Rizzuto (Kr), quest’ultimi due nella qualità di tecnici delle stesse aziende. L’elenco delle richieste di rinvio a giudizio viene infine completato dai nomi di Giovanbattista Papello, ex componente dell’organismo di vigilanza e controllo dell'ufficio del commissario delegato per l’emergenza rifiuti in Calabria, Adelchi Andrea Ottaviano, responsabile unico del procedimento fra il 2006 e il 2008, e Rocco Tavano, funzionario di supporto al responsabile unico. La tesi dell’accusa è che intorno alla gestione della discarica - fra il 2006 e il 2008 - si sia consumata una presunta truffa riguardante attestazioni sulla base di false certificazioni prodotte dalle aziende che avrebbero indotto l’ufficio del commissario delegato per l'emergenza rifiuti a liquidare, nei confronti di Slia ed Enerambiente, la somma complessiva di 400mila euro. Ancora, a carico di alcuni degli indagati vengono ipotizzati reati ambientali per l’immissione di percolato (sostanza altamente inquinante) nel fiume Alli e, di conseguenza, nel mar Jonio. Del collegio difensivo fanno parte gli avvocati Francesco Murgia del Foro di Treviso, Annamaria Alborghetti di Padova, Francesco Mezio Galluccio di Lecce, Orazio Vescio di Brindisi, Crescenzio Santuori e Francesco Iacopino del Foro di Catanzaro, Pasquale Vaccaro di Cosenza e Aldo Truncè di Crotone.