Ci sono i primi sospetti ma i carabinieri non si sbilanciano. I magistrati, che per il momento seguono il caso anche se il fascicolo è destinato ad essere trasferito presto alla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro, hanno imposto il silenzio assoluto, come in genere avviene in questi casi. Ma l’impressione che si coglie è che si cominci a battere una pista ben precisa. Due per il momento le persone finite sotto i riflettori degli inquirenti e, da quanto si è appreso, già sottoposte a stub, l’esame chimico che rileva la presenza di polveri da sparo sul corpo e sui vestiti. I risultati di questa particolare e sofisticata attività investigativa potrebbero essere noti fra qualche giorno. Solo dopo gli inquirenti potranno cominciare a capire se l’agguato, pianificato nei minimi particolari per uccidere Salvatore Lazzaro, 33 anni, avvenuto la sera di venerdì intorno alle 21 nella zona delle Preserre, è da inquadrare nella faida che vedrebbe contrapposte gli Emanuele che operano a Fago Savini di Sorianello ed i Loielo di Ariola di Gerocarne. Salvatore Lazzaro, centrato al volto e alla testa con tre pallettoni sparati con un fucile calibro 12, è deceduto all’ospedale Pugliese di Catanzaro nella notte tra venerdì e sabato. Sulla dinamica dell’ag - guato gli inquirenti non sembrano avere alcun dubbio: è la mafia violenta e spietata che uccide per vendetta e per esercitare il controllo del territorio. Inoltre non è sfuggito ai carabinieri della stazione di Soriano, del Nucleo investigativo di Serra San Bruno e del Reparto operativo presso il Comando provinciale che l’agguato teso a Salvatore Lazzaro presenta le stesse modalità eseguite per eliminare Antonino Zupo, 31 anni, vicino ai fratelli Bruno e Gaetano Emanuele, anche lui assassinato a Fago Savini in regime degli arresti domiciliari. Il killer che è entrato in azione per eliminare Lazzaro conosceva le sue abitudini, sapeva benissimo che da tempo, ormai, il giovane si trovava ai domiciliari per problemi di droga legati a fatti accaduti in Piemonte, dove Lazzaro da tempo era residente. L’unico modo per eliminarlo era di tenerlo d’occhio dentro casa e agire al momento opportuno, sapendo che difficilmente la vittima sarebbe stata intercettata fuori dalla propria abitazione. E quando venerdì sera il giovane si è presentato a tiro, davanti alla finestra della cucina (una stanza al piano terra di un’abitazione isolata) il killer, nascosto dal buio, si è avvicinato alla casa, ha puntato il suo fucile ed ha premuto il grilletto per due volte. Il giovane investito dai pallettoni non ha avuto scampo e si è accasciato a terra in un lago di sangue. E mentre i familiari si apprestavano ad allertare i soccorsi, il killer spalleggiato sicuramente da qualche complice si è potuto allontanare in tutta tranquillità nelle campagne circostanti. Nella giornata di ieri i carabinieri hanno effettuato altri controlli in tutta la zona, in particolare tra Gerocarne e Sorianello. Molti, in questi giorni, anche le perquisizioni domiciliari ed i posti di blocco sulle principali vie de comunicazione. Gli inquirenti vogliono monitorare costantemente quello che ormai viene definito “l’epicentro della faida”, ovvero Fago Savini. Per meglio definire la dinamica dell’agguato messo in atto per eliminare Salvatore Lazzaro la Procura della Repubblica di Vibo ha disposto l’autopsia sul corpo del giovane che avverrà oggi stesso subito dopo il conferimento dell’incarico.
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