
Precipita la situazione al polo oncologico “Fondazione Campanella” che ha sede nel campus universitario di Germaneto. Ieri il presidente Paolo Falzea e il direttore generale Baldo Esposito hanno annunciato ai sindacati che la Fondazione rischia la chiusura per motivi di budget e deve subito ridurre al minimo le spese. Lo farà a partire da oggi non accettando più i nuovi ricoveri non avendo contezza delle assegnazioni di risorse di cui potrà disporre. La causa delle decisioni drastiche che si dovranno assumere e di cui quella appena adottata è soltanto la prima, viene individuata dai vertici della Fondazione nella situazione di stallo che porta, al momento, alla non attuazione della legge regionale 63/2013. E in particolare alla mancata assegnazione del budget relativo ai finanziamenti del 2013. Fino a quando non si delineeranno le assegnazioni da parte della Regione, la spesa va ridotta contingentando i ricoveri. In pratica i pazienti già in carico al polo oncologico saranno gestiti rispettando in tutto e per tutto i livelli di assistenza, ma i nuovi accessi non potranno essere accettati. Una misura restrittiva concordata con i rappresentanti sindacali con i quali il management della Campanella è in contatto quotidiano. Dello stallo si è parlato, ma solo marginalmente perché assente il rettore dell’Università, di cui la Fondazione è espressione in quanto sede di percorsi formativi. È stato evidenziato il problema della mancata intesa tra Regione e Università che è viceversa prevista dalla legge regionale 63 e che è imprescindibile proprio perché deve definire il percorso tecnico- organizzativo per far transitare le unità non prettamente oncologiche della Campanella al Policlinico universitario Mater Domini stabilendo anche le risorse aggiuntive per quest’ultimo. E mentre si protrae la lunga attesa, la Fondazione ha deciso di cautelarsi per non andare in default. È chiaro che questa situazione di allarme potrebbe preludere alla definitiva chiusura del centro di eccellenza per la cura e la ricerca sui tumori, con la conseguente perdita del posto di lavoro per centinaia di persone. Un epilogo che si voleva scongiurare ma, secondo alcuni, senza troppa convinzione.
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