Per la prima volta i primari della Fondazione Campanella prendono la parola e «non per parlare di problemi amministrativi ma per comunicare ai nostri malati e alle loro famiglie che non potranno più essere garantite le cure mediche ». È la direttrice sanitaria Patrizia Doldo ad annunciare ai dipendenti e ai pazienti presenti in sala che da oggi in poi «non sarà più possibile accettare ricoveri». La decisione di bloccare i ricoveripresa dal presidente della Fondazione Paolo Falzea e dal dg Baldo Esposito, in seguito a una relazione dei revisori dei conti i quali hanno reso nota la mancata assegnazione del budget per il 2013 da parte della Regioneè dunque obbligata. La Fondazione si vede costretta da subito a ridimensionare le prestazioni erogate, mentre nel giro di sette giorni potrebbe “chiudere” definitivamente. Ostaggio di un protocollo non ancora andato in porto e della conseguente mancata attuazione delle legge regionale 63/2013 che ridisegnerebbe la configurazione della struttura cedendo le unità non oncologiche all’Azienda Mater domini e passando da 75 a 35 posti letto, la Fondazione Campanella mostra i segni del collasso. «Si andrà avanti valutando giorno per giorno – si rammaricano i direttori delle unità operative Angelo Tavano, direttore di neurochirurgia, Manfredi Greco, direttore del reparto di chirurgia plastica, Eugenia Allegra, direttrice dell’otorino, e Piersanto Tagliaferri e Pierfrancesco Tassone entrambi direttori del dipartimento di oncologia –sebbene è impensabile continuare a procedere senza una programmazione sanitaria». «La decisione è già stata comunicata sia al prefetto che ai soci fondatori –ha annunciato Doldo – noi fino a quando sarà possibile continueremo comunque a garantire le cure a coloro i quali sono già ricoverati, ma capite bene che in questa maniera non è possibile avviare nessun percorso terapeutico. Ma la domanda che mi pongo è come si può pensare di chiudere un centro oncologico che eroga 20mila prestazioni ogni anno e garantisce 12mila accessi per cure di natura chemioterapica senza considerare le ricadute che questa decisione può avere, non soltanto in termini di ricoveri, ma soprattutto per la migrazione sanitaria. La verità è che la Regione questa legge non la vuole rispettare. Noi siamo una struttura no profit, certo, siamo una struttura privata ma non decidiamo chi curare e chi no». La parola è poi passata ai vari direttori sanitari che hanno dimostrato, dati alla mano, la necessità di mantenere in vita un «centro d’eccellenza che riceve pazienti anche da altre regioni d’Italia». Tassone ad esempio ha evidenziato come «le ultime settimane sono state estremamente pericolose per la Fondazione a causa di promesse politiche puntualmente disilluse che porteranno quasi sicuramente a una interruzione dell’attività assistenziale nei prossimi giorni. Siamo preoccupati per il futuro dei pazienti, ma soprattutto perché si prospetta una vera emergenza sanitaria per la nostra città e per la nostra regione. Volete chiudere il centro? Va bene – avverte Tassone – ma questo genererà una pesante sfiducia verso le istituzioni. Oggi ci troviamo costretti a chiedere delle risposte definitive alla politica che deve smetterla con questo palleggio di responsabilità». E quindi Tagliaferri si è soffermato sulla polemica relativa ai dipendenti della struttura: «Ma dove trovate gente che cura delle persone senza ricevere lo stipendio? Daremo nuovo spunto per la migrazione dei cervelli, noi avremo la soddisfazione di avere formato nuovi medici per vederli lavorare altrove ». Le segreterie regionali della Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, in una nota, fanno infine sapere che «confermata la necessità e l’urgenza di un tavolo di confronto con tutti i soggetti interessati e tenuto anche conto del pesante passivo dichiarato dal Polo oncologico e del conseguente blocco dei ricoveri per come comunicato dalla direzione strategica», viene proclamano lo stato di agitazione di tutto il personale dipendente della Fondazione Campanella sollecitando «la Regione e l’Università a sottoscrivere con urgenza l’intesa prevista dalla legge regionale 63/13, unica condizione di sopravvivenza delle attività del Polo oncologico per l’erogazione dell’assistenza sanitaria ai cittadini». Al prefetto, infine, si chiede di «convocare con urgenza un tavolo di confronto per garantire la continuità delle attività assistenziali alle quali è demandata»