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Centrale dello spaccio,
il verdetto d’Appello

ghost

Sei assoluzioni, rideterminazione della pena per otto imputati e otto condanne confermate. È questo il verdetto dei giudici della Corte d’Appello di Catanzaro a carico delle 22 persone coinvolte nell’operazione denominata Ghost (fantasma) che in primo grado erano state processate con il rito abbreviato dal gup Assunta Maiore. In precedenza erano state emesse condanne per complessivi 102 anni e dieci mesi di carcere. Uno degli imputati al centro dell’inchiesta, Antonino Zupo, 31 anni che era stato condannato ad otto anni, poiché ritenuto al vertice dell’organizzazione, è stato ucciso il 22 settembre dello scorso anno nell’ambito della faida in atto nelle Preserre Vinesi. Completamente cancellato dai giudici di secondo grado il reato di associazione per delinquere finalizzato allo spaccio «perché il fatto non sussiste » e per questo motivo la Corte ha assolto Anna Maria Cannatelli, Maria Giovanna Capomolla Bruno Ciconte, Domenica Cocciolo, Giuseppe Muzzopappa e Stefano Serravite.

RIDETERMINAZIONI. È stata, invece, rideterminata, la pena a carico di Giuseppe La Pietra che è stato condannato a 4 anni e 8 mesi; cinque anni e 6 mesi più 500 mila euro di multa per Giosuè Cosentino; sette anni di reclusione per Gianfranco Ceravolo; quattro anni e 10 mesi a carico di Giuseppe Capomolla; cinque anni di reclusione per Salvatore Francesco Mazzotta; sei anni e 6 mesi più 800 euro di ammenda per Bruno Sabatino. Inoltre per quanto concerne Piero Sabatino, 31 anni di Gerocarne, già condannato a 11 anni e 11 mesi e 20 giorni, a cui gli inquirenti riconoscono un ruolo apicale all’interno dell’organizzazione dedita al giro degli stupefacenti e al controllo della centrale dello spaccio ubicata in un capannone di Gerocarne, la Corte l’ha condannato a 10 anni e 8 mesi più 834 euro di sanzione.

LE CONFERME. La Corte d’Appello ha invece confermato le condanne di primo grado per quanto concerne Bruno Chiera (1 anno e 4 mesi), Luigi Giampà di Lamezia Terme (5 anni e 4 mesi), Antonino Macrì (8 anni e 2 mesi), Domenico Monardo (4 anni, 5 mesi e 10 giorni), Girolamo Macrì (cinque anni, 4 mesi e 20 giorni) e Francesco Idà (quattro anni, 5 mesi e 20 giorni), Pietro Nardo (4 anni, 5 mesi e 10 giorni)e Vincenzo Sabatino (quattro anni, sei mesi e 20 giorni). Piuttosto nutrito il collegio della difesa composto dagli avvocati Brancia, Muzzopappa, Vecchio, Cantafora, Galeota, Ciconte, Bagnato, Gullo, Staiano, Rombolà, Ganino, Pisani, Trungadi e Ioppolo.

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