«Una diversa condotta medica realizzata mediante l’attenta valutazione dei tracciati cardiotocografici, l’esecuzione di un monitoraggio fetale continuo in sala parto, il tempestivo espletamento del parto mediante taglio cesareo, avrebbero prevenuto la grave asfissia intrapartum che ha condotto alla morte un feto sano ». È questa la conclusione del ginecologo Maurizio Bresadola, chiamato dal giudice per le indagini preliminari Gabriella Reillo a una nuova valutazione del caso della bambina nata morta al Pugliese domenica 11 dicembre 2011. Secondo il perito che ha depositato ieri il documento richiesto dal giudice «le condotte professionali dei sanitari che hanno assistito il travaglio e il parto dopo le ore 14 del 11 dicembre 2011 sono state viziate da imprudenza, imperizia e negligenza per: non aver riconosciuto i fattori di rischio ipossico a cui andava incontro il feto (omesso triage); non aver messo in essere terapie a sostegno dell’ossigenazione fetale compromessa sospendendo tempestivamente la stimolazione delle contrazioni con ossitocina e, nel caso di insuccesso, non aver predisposto un tempestivo parto cesareo; non aver prevenuto la prevedibile asfissia prolungata negli ultimi 50 minuti che hanno preceduto la nascita che è stata la causa della morte intrapartum. Al contrario gli stessi, al mancato riconoscimento della sofferenza fetale da contrazioni indotte farmacologicamente aggiungevano la sospensione di ogni forma di controllo del benessere fetale durante tutto il periodo espulsivo». Alla perizia del professor Bresadola si è giunti dopo il decesso di uno dei due consulenti, il ginecologo Maurizio Maria Anceschi, che aveva effettuato la perizia chiesta dal giudice insieme al collega medico legale Maurizio Saliva. Il dilemma che il giudice ha dovuto affrontare era quale parte della perizia già redatta ma non discussa davanti al giudice si sarebbe potuta utilizzare e quale invece sarebbe stata inutilizzabile. Il giudice ha optato per la nullità degli esami istopatologici che sarebbero dovuti essere effettuati dai prelievi di organo della bimba disponendone la rinnovazione; l’aquisibilità e utilizzabilità degli accertamenti necroscopici e dell’autopsia (già effettuata da Saliva); e la perizia per i dati autoptici acquisiti per accertare le cause della morte della bimba. Per stilare la nuova perizia è stato rinominato il medico legale Maurizio Saliva (in questo modo il suo lavoro non è andato perso) ed è stato chiamato quale ginecologo per valutare il lavoro dei sanitari il dottor Maurizio Bresadola dell’Università di Roma. Le parti ora si ritroveranno per discutere dell’elaborato peritale all’udienza fissata per il 21 maggio. Quindici i sanitari indagati difesi, tra gli altri, dagli avvocati Wanda Bitonte, Maurizio Belmonte, Enzo Ioppoli, Carlo Petitto, Dorotea Rubino, Vittorio Coscarella, Gianfranco Marcello, Francesco Parentela, Antonio Miceli, Elisabetta Facciolo, Giovanni Canino e Francesca Riolo mentre i legali della parte offesa sono Domenico Pasceri, Ernesto D’I ppolito e Giuseppe Mazza. La vicenda è iniziata il 5 dicembre 2011 con il ricovero della signora che sarebbe stata sottoposta a un parto pilotato e si è conclusa tragicamente ben sei giorni dopo quando la donna ha dato alla luce la bambina oramai deceduta. Secondo quanto si è appreso, la puerpera, sino a poche ore prima del parto, non avrebbe lamentato nessun tipo di problema o di ritardo nelle cure se non il lungo tempo passato dal ricovero sino al parto. I genitori, non trovando una spiegazione a quanto accaduto, hanno presentato una denuncia chiedendo che si verifichi se si sono state negligenze nella loro vicenda.
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