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Comune, al dissesto
nessuna alternativa

Le vie di palazzo “Luigi Razza” sembrano infinite. Accordi politici in itinere, ricorsi al Tar e un punto fermo che, dopo la deliberazione della Corte dei conti e la diffida del prefetto Michele di Bari, arriva dritto dal ministero dell’Interno. Una la questione: la strada da percorrere è quella della dichiarazione del dissesto finanziario, che altro non è che la conseguenza della scelta del Consiglio comunale, quando lo scorso 25 marzo ha bocciato il Piano di riequilibrio finanziario. Tornare indietro? A quanto pare non è possibile neanche per il Ministero a cui il prefetto di Bari aveva posto un quesito sulla situazione che si è venuta a creare dopo la decisione della Giunta D’Agostino di ricorrere al Tar per impugnare il provvedimento della Prefettura e del Ministero con cui si diffidava il Comune a dichiarare il dissesto entro venti giorni (la nota inviata lo scorso 22 aprile). Ma il Ministero su questo non pare abbia mostrato tentennamenti, confermando il provvedimento dell’Ufficio territoriale del Governo e indicando altresì i tempi assegnati come perentori. E giovedì questa risposta dovrebbe essere arrivata anche sui tavoli del Comune che, comunque, dal canto suo, continuerà a perseguire la via del ricorso al Tar tramite l’avvocato Giuseppe Pitaro che sta lavorando per depositare il ricorso. Un lavoro complesso che il professionista porterà avanti, nella convinzione degli Amministratori che l’introduzione del nuovo decreto legge 35 –introdotto dopo la bocciatura del Piano – avrebbe potuto e potrebbe cambiare i “termini” della questione. Queste, insomma, due strade a cui si collega la deliberazione della Corte dei conti (la numero 21 del 2013) che, sulle domande rivolte a suo tempo dal sindaco Nicola D’Agostino, proprio sulla possibilità di presentare un nuovo Piano o di chiedere i fondi stanziati per il decreto 35, era stata chiara. E, infatti, spiegavano nelle scorse settimane, i magistrati contabili sulle alternative concesse di recente dal legislatore (dl 35/2013) che consentono un’anticipazione di liquidità, c’era poco da discutere: «Risulta di palmare evidenza –scrivevano –sia sul piano letterale che per la relativa ratio, che la normativa indicata risulta applicabile agli enti che hanno proceduto alla approvazione del Piano di riequilibrio e non agli enti che, come il Comune di Vibo, non hanno deliberato il Piano nei termini o addirittura hanno viceversa espressamente deliberato di non approvare il piano stesso. La normativa prevista dalla legge implica evidentemente il cambiamento di un atto esistente e non di un atto inesistente in quanto mai approvato». Quanto, poi, alla richiesta del sindaco sulla possibilità, sempre in seguito alla nuova norma, di sottoporre al Consiglio un piano diverso, spiegavano ancora, «non può che ricevere una risposta negativa». Così, quindi, per la Corte dei conti e su cui oggi ritorna il Ministero per come comunicato alla Prefettura –in riferimento al ricorso che il Comune ha infatti deciso di presentare contro Ministero e Prefettura. Un tentativo che, comunque, il sindaco sembra voglia provare anche per come annunciato in Consiglio: «Noi insisteremo». In ogni caso, però, nel dubbio, già giovedì è stata convocata la riunione dei capigruppo e si è provveduto alla convocazione del Consiglio comunale che dovrebbe tenersi per il 20 e 21 maggio. Anche perchè superando i termini il rischio –ricorso o non ricorso –è quello di vedere sciolto il Consiglio comunale. Un Consiglio che cammina pure su quell’ultima via che si chiama accordo politico. In questo caso, i motori oramai sono stati accesi e decisi i nomi degli assessori e le deleghe (almeno per parte del Pdl) il sindaco, che ha preso tempo, per mercoledì dovrebbe sciogliere le riserve sui suoi uomini da mantenere in Giunta. Per questa mattina, intanto, Pdl e primo cittadino dovrebbero incontrarsi per mettere nero su bianco un programma di fine mandato, puntando su alcune priorità che dovrebbero una volta per tutte rifare partire le attività.  

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