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Mercati invasi dalle
spadare marocchine

Sono finiti i tempi in cui sulle tavole delle famiglie vibonesi veniva servito il pesce del nostro mare. Adesso il pescato venduto in supermercati e spacci, per lo più, viene importato da altri paesi anche extracomunitari. La denuncia parte da Lega- Coop Calabria che evidenzia come tutti i mercati regionali continuino ad essere letteralmente subissati di pesce-spada proveniente dal Marocco e pescato con le famigerate reti derivanti, vietate sin dal 2002 ai pescherecci dell’Unione europea. L’ennesima prova, secondo LegaPesca, di un fallimento annunciato che deriva dalla messa al bando delle spadare e dall’assenza di regole comuni a tutte le flotte pescherecce operanti nel Mediterraneo. Un fallimento anche dal punto di vista ecologico considerato che nel nostro Bacino sono aumentate le imbarcazioni extracomunitarie così come le importazioni, con effetti devastanti sulla bilancia commerciale. A pagarne le spese, per Salvatore Martilotti (responsabile regionale di Legapesca) è soprattutto la Calabria, quindi il litorale tirrenico, che ha dovuto sacrificare la sua principale tradizione di pesca, con la perdita di migliaia di posti di lavoro e ripercussioni socio-economiche gravissime, aggravate ulteriormente dalla crisi in atto. A reclamare attenzione rispetto a un problema che sta mettendo in ginocchio l’intero comparto ittico sono anche i pescatori di Vibo Marina che nel ribadire le manifeste e insopportabili contraddizioni del divieto europeo, invocano l’intervento delle istituzioni locali. Una situazione che merita una risposta immediata da parte della Regione, cui LegaPesca sollecita l’urgente convocazione di un Tavolo regionale che dia attuazione ad interventi mirati a favore degli ex spadaroti. Misure, per altro, già previste dalla legge regionale, ma finora rimaste lettera morta. Per discutere con la categoria è in programma, per fine mese, una riunione del direttivo regionale, con la partecipazione del presidente nazionale di LegaPesca, Ettore Ianì e del presidente LegaCop Calabria, Pino Pellegrino. «Se dal bando non si torna indietro – sottolineano gli imprenditori ittici del territorio–perchè chi gioca strumentalmente sulla nostra pelle può ritenerlo possibile? Proprio per questo è indispensabile che l’ente Regione si faccia carico di mettere in atto tutti quegli strumenti volti a sostenere gli ex operatori di questo segmento inseriti, grazie all’azione di LegaPesca, nella L.R. 27/2004 art. 7, in modo da avviare un percorso di riconversione». Per altro, secondo i pescatori di Vibo Marina, per risollevare un settore ormai al collasso, le istituzioni dovrebbero realizzare progetti pilota innovativi nel campo dell’ambiente, della qualità e della valorizzazione dei prodotti. Un appello che sperano venga accolto dall’assessore regionale Trematerra. In modo da avviare, sedendosi attorno a un tavolo, un confronto volto a rilanciare il comparto. «Il nostro settore – hanno concluso gli operatori ittici vibonesi – in passato costituiva il fulcro dell’economia locale e caratterizzava la nostra realtà peschereccia. Tant’è che è sempre stato un richiamo anche per altre popolazioni provenienti persino dall’Asia. Adesso, anzicchè puntare sulla valorizzazione del nostro prodotto veniamo fagocitati da altri mercati».

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