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Credito sotto accusa,
esplode la protesta

Una storia che ha inizio nel 2000 quando Francesco Campisano si rende conto dell’esosità dei tassi di interesse che la banca applica sul suo conto aperto nel 1981. All’epoca Campisano era titolare di un’impresa edile che dava lavoro a 15/20 operai. Impresa che in seguito è costretto a chiudere. Per far fronte ai debiti, o meglio per non perdere la sua abitazione, l’ex imprenditore di Filadelfia mette anche in vendita un rene. Intanto Campisano si rivolge al Tribunale contro la banca. Nel 2010 viene nominato un Ctu affinché indichi l’ammontare del credito derivante dal rapporto di conto corrente dedotto in giudizio. Il Ctu arriva alla conclusione che l’istituto di credito ha avuto negli anni oltre 36mila euro di interessi in più rispetto a quelli che avrebbe dovuto avere. Da allora diverse altre udienze ma per l’imprenditore niente di concreto.

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