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Il “suicidio” e la
donna misteriosa

Il cadavere venne trovato all’alba, a due passi dal mare, nel 2007. Si trattava del corpo di Giovanni Raspa, guardia giurata di Montepaone da anni ormai in servizio a Modena, trovato morto con un proiettile calibro 9 conficcato nella tempia. È stato suicidio o omicidio? Oggi, a distanza di quasi sei anni, la domanda rimane senza risposta. E si profila l’ennesima battaglia legale sullo sfondo di un giallo che rischia concretamente di restare irrisolto. Già in passato la Procura di Catanzaro aveva chiesto l’archiviazione del caso, ma il giudice per le indagini preliminari - sollecitato in tal senso dalla famiglia di Raspa - aveva imposto l’espletamento di ulteriori indagini. E ora arriva la seconda istanza con le stesse conclusioni, formulata dal pubblico ministero Saverio Vertuccio: «I risultati delle ulteriori indagini, in uno con quanto già oggetto di considerazioni della precedente richiesta di archiviazione, consentono di confermare il convincimento di quest'ufficio circa la natura suicidiaria dell’evento per il quale si procede». Una tesi, questa, che non convince affatto i parenti di Raspa, che con il patrocinio dell’avvocato Nunzio Raimondi hanno presentato formale opposizione. Ma ancora oggi, passati quasi dieci mesi dal deposito, non si hanno notizie sulla fissazione dell’udienza camerale.

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