La campanella del de profundis per il Comune suona quando sono da poco passate le 16. Alla spicciolata i consiglieri di maggioranza si avvicinano ai rispettivi scranni. Anche nel giorno della dichiarazione del dissesto si contano parecchi assenti. Il primo cittadino con sé porta il fardello di un ente che si accinge a dichiarare il proprio default. Il nome di Nicola D’Agostino viene consegnato alla storia, come le responsabilità, ancora da accertare, di chi lo ha preceduto. Ad ogni modo, per evitare l’arrivo della commissione prefettizia, le ha provate davvero tutte, il capo dell’esecutivo. L’ultima mossa sarebbe stata la mancata votazione, da parte della maggioranza, dell’immediata esecutività della delibera che lascia la porta aperta a un ulteriore possibile ricorso. Anche se l’ordinanza del Tar spegne l’ultima speranza, forse, soltanto un’illusione. Sentenza (presidente Guido Salemi) che costringe il consiglio comunale, convocato per affrontare altre questioni, a prendere atto della decisione del tribunale amministrativo. Il verdetto parla la lingua della chiarezza, spazza via ogni dubbio e rigetta il ricorso di palazzo “Lui - gi Razza”, che chiedeva «l’annullamento della diffida prefettizia , previa sospensione dell’efficacia, con la quale era stato assegnato all’ente un termine di venti giorni per deliberare il dissesto finanziario ». Il tutto dopo l’ormai noto 25 marzo scorso.