Nonostante le cattive condizioni atmosferiche della scorsa notte i 13 lavoratori dello stabilimento Italcementi di Vibo Marina sono ancora sul silos a 80 metri di altezza. Le raffiche di vento di ieri mattina hanno portato via la tenda che avevano montato per ripararsi dal sole ed hanno dovuto, perciò, provvedere ad installare un telone più resistente, anche in previsione del fatto che la protesta andrà avanti ancora a lungo. Inarrestabili! Pronti a giocarsi tutto, mettendo a rischio persino la propria vita, perchè «è il lavoro che dà la dignità ad ogni essere umano – hanno detto –che assicura la libertà di poter scegliere, l’unico modo legale di mantenere la propria famiglia e vivere un’esistenza dignitosa. Se ce lo tolgono, continuare a vivere avrebbe poco senso. Non riusciremmo a guardare in faccia i nostri figli e a dire che per colpa nostra non potranno proseguire gli studi o che non saremo in grado di comprargli un paio di scarpe o un cappotto nuovo, o il necessario per mantenerli ». Denti stretti e avanti, dunque. Con la determinazione di chi sa che in questa partita ci si gioca tutto. E mentre i dipendenti ora dopo ora, giorno dopo giorno, sono lì, su quel silos, dove fino a qualche mese fa si saliva con la divisa di Italcementi e con l’orgoglio di indossarla in quanto parte integrante dell’intero sistema, piccolo tassello di una grossa Multinazionale cresciuta anche grazie al lavoro delle maestranze vibonesi, i familiari stazionano davanti ai cancelli dello stabilimento. Hanno il fiato sospeso. Temono per la vita dei loro cari e pregano Iddio che si apra qualche spiraglio per tutti.
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