«Dottò come ve lo devo dire: quelli volevano farla zumpare. Ce l’avevano con Spagnuolo ma, soprattutto, c’era accanimento con la dottoressa, la Manzini». Non ha usato mezze parole il pentito crotonese Vincenzo Marino, fino a qualche anno fa esponente di primo piano della cosca dei Vrenna, di fronte al sostituto procuratore Pierpaolo Bruni che il 23 novembre 2010 lo ha sentito a lungo negli uffici della Questura di Roma. Marino in quell’occasione rivelò un vero e proprio piano stragista – secondo quanto appreso dallo stesso pentito nel carcere di Vibo Valentia nel novembre del 2007 – ad opera di esponenti della cosca Bonavota di Sant’Onofrio, che avrebbe dovuto portare ad eliminare l’attuale sostituto procuratore generale Marisa Manzini, per sei anni in prima linea nella lotta alle cosche della ‘ndrangheta Vibonese. Da quel verbale dai contenuti piuttosto forti emerge anche un coinvolgimento del procuratore di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo, all’epoca dei fatti, coordinatore della Dda di Catanzaro. «Dicevano – si legge nelle dichiarazioni del pentito che riferiva quanto appreso da esponenti dei Bonavota –che questi qua stavano andando oltre e che ci stavano toccando i soldi e si meritavano ... Dottò, io non li voglio dire certe parole». Dichiarazioni forti, piuttosto inquietanti, che in quel momento non produssero nulla, considerato che neanche i magistrati interessati furono informati di quelle dichiarazioni. E l’allarme è infatti scattato a circa tre anni di distanza. Il Comitato per l’ordine e la sicurezza di Vibo Valentia presieduto dal prefetto Michele di Bari ha potuto prendere in esame i livelli di sicurezza del procuratore Spagnolo solo qualche giorno fa, mentre spetta al prefetto di Catanzaro dover valutare la posizione del sostituto procuratore generale Marisa Manzini. Entrambi per anni sono andati avanti senza sapere che qualcuno alle loro spalle forse preparava un attentato.