"Lo Stato è presente ed abbiamo la sovranità del territorio". Lo ha detto il prefetto di Catanzaro, Antonio Reppucci, incontrando i giornalisti insieme a inquirenti e investigatori dopo l'operazione che ha portato all'arresto di 25 tra presunti capi e gregari della cosca Gallace-Gallelli operante tra Guardavalle e Badolato. "''E' l'ennesima batosta - ha aggiunto - che serve a far capire ai cittadini che tutti insieme possiamo farcela". L'inchiesta, ha detto il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio, ha dimostrato come affiliati ad una cosca partecipino anche ad altri locali di 'ndrangheta in altre regioni. Il questore di Catanzaro, Guido Marino, ha evidenziato come l'operazione "fotografa un territorio che ha tollerato quattro parassiti di mafiosi che pensavano di spadroneggiare sull'economia locale. E' l'ennesimo segnale alla cosiddetta società civile che, o arriva la mazzata delle forze dell'ordine, o non arriva niente. Non c'é bisogno di eroismo, basta che ognuno faccia il cittadino". "L'inchiesta - ha detto il procuratore aggiunto della Repubblica di Catanzaro, Giovanni Bombardieri - è la dimostrazione che forze di polizia diverse possono lavorare insieme sugli stessi fatti. L'inchiesta ha consentito di porre alcuni punti fermi. Tra questi la partecipazione di uno stesso soggetto a cosche diverse. Inoltre è emersa la gravità indiziaria anche nei confronti di alcuni soggetti anche se non arrestati. Elementi che fanno ritenere come per la cosca fosse di interesse arrivare al controllo dell'amministrazione comunale. E' emerso anche come alcuni degli arrestati fossero in condizioni di sapere alcuni sviluppi delle indagini e delle attività di intercettazione. Segno della loro pericolosita". Il comandante del reparto operativo dei carabinieri di Catanzaro Giorgio Naselli ha sottolineato la grande professionalità dimostrata dagli operatori dell'Arma e della squadra mobile nel condurre le indagini, scambiandosi informazioni senza segreti, mentre il capo della squadra mobile catanzarese, Rodolfo Ruperti, ha evidenziato il ruolo del presunto boss Vincenzo Gallace, "capo carismatico" della cosca. "E' lui - ha detto - che sta sempre sullo sfondo in ogni attività illecità, anche quando sorgono contrasti tra due fazioni dei Gallelli". Il capitano Carlo Caci, comandante del nucleo investigativo del reparto operativo di Catanzaro, ha ricordato che le indagini prendono in esame il periodo che va dal 2007 ad oggi perché quello precedente è stato analizzato in un'inchiesta avviata a Catanzaro e poi trasmessa alla Dda di Roma e conclusasi con il riconoscimento dell'esistenza della cosca. Gli affiliati, ha detto "imponevano ai villaggi turistici l'assunzione di familiari di detenuti e li costringevano a servirsi di certe ditte per i lavori di cui avevano bisogno". (ANSA)