Sessantadue immobili, tra edifici e terreni, sequestrati tra Vibo Valentia, Brescia e Firenze a carico di tre società, due con sede a Vibo ed una a Brescia, e quote di partecipazione in altre aziende tra le quali una a Firenze che gestisce una importante piattaforma ecologica. E' il risultato dell'operazione "Tunus" condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Vibo Valentia che ha portato anche all'esecuzione di sette ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e alla notifica di due obblighi di firma a carico di componenti del gruppo imprenditoriale vibonese Naso-Mirabelli, operante nel settore edile ed immobiliare. L'inchiesta della Procura di Vibo Valentia, condotta dai finanzieri, è stata avviata in seguito al fallimento della società Immobiliare Santa Venere. Secondo quanto emerso dalle indagini, beni per circa un milione di euro sarebbero stati sottratti al fallimento per evitare che potessero essere usati per saldare i debiti con i creditori tra i quali figura l'erario per un importo di diverse centinaia di migliaia di euro. Dalle indagini sarebbe anche emerso che, complessivamente, varie società del gruppo hanno accumulato un debito con l'erario di circa 16 milioni di euro. L'operazione è stata denominata "Tunus" (Tunisia in lingua berbera) perché gli indagati avevano fatto risultare fittiziamente la cessione di una società ad un cittadino tunisino e ed il trasferimento della sede nel Paese africano.
Appartengono a due gruppi familiari associati in affari nel settore edile ed immobiliare le nove persone sottoposte a ordinanze cautelari personali dalla Procura di Vibo Valentia, notificate stamani dai militari del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, per concorso in bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale. Il reato, secondo l'accusa, è stato commesso nell'ambito della gestione della società Santa venere. Le indagini sono cominciate quando i finanzieri hanno appreso che la società, gravata da rilevanti debiti di natura tributaria, ha ceduto la proprietà delle quote ad una società tunisina e contestualmente ha trasferito la propria sede in Tunisia. Il tutto dopo aver provveduto a spogliarsi a favore di altre società riconducibili ai soggetti indagati dell'intero patrimonio immobiliare. Gli approfondimenti hanno permesso di accertare che gli indagati hanno ripetuto lo stesso comportamento attraverso le società a loro intestate, tanto che ad oggi i debiti accumulati nei confronti dell'erario ammontano a circa 16 milioni di euro. Gli indagati sono accusati di avere distratto e dissimulato i beni immobili dell'impresa poi fallita, per un ammontare complessivo di circa 1,2 milioni di euro, a danno dello Stato che è il principale creditore. In particolare, i comportamenti delle persone raggiunte da provvedimento cautelare, avrebbero dirottare il patrimonio immobiliare della società a favore di tre società a vario titolo riconducibili agli indagati e sequestrate oggi: la Casa del sole Srl e la Blumar and Charter, con sede a Vibo Valentia, e la Vielle Immobiliare, con sede a Brescia. Quest'ultima deteneva quote di un'altra società, la Bia immobiliare che gestisce una piattaforma ecologica a Firenze. Agli arresti domiciliari sono finiti Fortunato Mirabello, di 70 anni, Pietro Naso (60), Francesco Mirabello (36), Ioele Filia (58), Elisabetta Bagnato (57), Rosario Mirabello (38). Obbligo di dimora per Haytem El Ayadi (32), di Tunisi, che risulta irreperibile, e Agostino Naso (32). "La singolarità dell'operazione condotta oggi - ha detto il procuratore di Vibo Valentia Mario Spagnuolo - sta nel fatto che è emerso che dopo lo svuotamento di beni ed il successivo passaggio in altre società satelliti del gruppo, gli stessi beni venivano trasferiti in Tunisia, dove non esiste la rogatoria in materia tributaria". "Gli indagati - ha detto, da parte sua, il pm Santi Cutroneo - hanno creato uno schermo per rendere impossibile il soddisfacimento coattivo del credito erariale". (ANSA)