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Attentati a raffica per
far tacere i pentiti

  Storie di pentiti e di ritorsioni contro familiari e amici. C’è anche questo agli atti dell’operazione “Perseo” che, condotta dalla Dda, ha portato in carcere ben 66 persone tutte ritenute affiliate al clan Giampà. La spirale di violenza avrebbe avuto inizio all’indomani del pentimento di Angelo Torcasio, 30 anni, e Battista Cosentino, 49 anni, arrestati nel luglio del 2011: la cosca alla quale appartenevano, venuta a conoscenza della loro scelta collaborativa, pianificò una serie di atti intimidatori nei confronti dei loro congiunti. Manon solo Angelo Torcasio è finito nel mirino. Un altro collaboratore al quale fu inviato un messaggio il 26 luglio 2012 è Battista Cosentino; come ritorsione per la sua collaborazione con la giustizia fu distrutto il “Bar Mazzini” di proprietà del figlio. Stessa sorte per Saverio Cappello nell’agosto del 2012: un ordigno fu fatto esplodere davanti alla sua abitazione, mentre a maggio fu incendiata la casa del padre Rosario. Così come fu presa di mira la casa di Giuseppe Angotti e della moglie Rosanna Notarianni, anche loro collaboratori di giustizia. E come atto ritorsivo nei confronti di un altro collaboratore di giustizia, Egidio Muraca, potrebbe essere interpretato persino l’omicidio di Antonio Gagliardi, che è stato assassinato il 13 gennaio scorso.

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