Una lunga scia di sangue ha caratterizzato in questi ultimi anni la provincia di Vibo Valentia dove si sono in corso tre faide tra cosche della 'ndrangheta. Lo scontro tra 'famiglie' ha l'unico comune denominatore che vede come regista occulto la cosca dei Mancuso di Limbadi. Da mesi, ormai, la Procura distrettuale antimafia di Catanzaro sta lavorando per rimettere insieme tutte le tessere di un mosaico assai complicato dal quale emergono intrecci sui quali pian piano si sta facendo luce. La cosca dei Mancuso è considerata da sempre, secondo le analisi delle commissioni parlamentari antimafie e da quanto emerge dalle indagini, una delle più potenti in Europa sul fronte finanziario. I Mancuso sono a capo di una cosca che ora appare ramificata, in forma di federazione, con altri gruppi della criminalità organizzata che operano in provincia di Vibo Valentia. Ed è proprio per avere la supremazia sul controllo degli altri gruppi, secondo gli inquirenti, che la cosca avrebbe assunto la regia di tutte le faide in atto. In particolare quella contro i 'Piscopisani' che avrebbero svolto il ruolo di scissionisti dalla federazione. Le 'guerre' che da mesi insanguinano il vibonese vedono fronteggiarsi le cosche di Stefanaconi contro quelle dei Piscopisani e dei Petrolo-Bartolotta. In quest'ultimo scontro sono stati già uccise sei persone mentre altre cinque sono scampati ad agguati. C'è poi la faida delle Serre vibonesi che, al momento, ha prodotto cinque morti e svariati ferimenti. In quest'ultimo contesto è stato ucciso Filippo Ceravolo, ragazzo di 19 anni assassinato per errore in un agguato compiuto il 25 ottobre dell'anno scorso scorso a Pizzoni. In quell'agguato il reale obiettivo era il giovane che si trovava in auto con il diciannovenne ucciso. Sul ruolo di regia e controllo da parte della cosca Mancuso il Procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, che segue le inchieste sulla criminalità organizzata vibonese con il sostituto procuratore della Dda, Simona Rossi, nelle settimane scorse aveva evidenziato che "c'e' una organizzazione di 'ndrangheta diversa da quella cui siamo abituati a pensare tradizionalmente che fa capo ai Mancuso. Un clan che ad esempio, nella faida tra Piscopisani e Patania, aveva dato, per mano di Luni Scarpuni (Pantaleone Mancuso, ndr) il via libera a questi ultimi fornendo istruzioni, uomini e mezzi e canalizzando la loro attività per avere, quindi, un ritorno utile".(ANSA)