Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, ha convalidato il fermo delle cinque persone coinvolte nell'inchiesta della Dda di Catanzaro chiamata "Never Ending" compiuta il 25 ottobre scorso. Dopo la convalida dei fermi gli atti sono stati trasmessi al giudice distrettuale di Catanzaro perche' i reati contestati sono aggravati dalle modalità mafiose. Restano in carcere, così, Raffaele Fiumara, di 60 anni; Eugenio Gentiluomo (59); Rocco De Maio (43), Domenico Pardea (46), e Massimo Patamia (43). I provvedimenti di fermo, eseguiti dalla squadra mobile di Catanzaro, sono stati emessi dal procuratore aggiunto della Dda del capoluogo calabrese, Giuseppe Borrelli, e dai sostituti Simona Rossi e Carlo Villani. Ai cinque sono contestati, a vario titolo, i reati di tentata estorsione, rapina e lesioni, tutti aggravati dalla metodologia mafiosa, a carico di un imprenditore di Vibo Valentia. Alcuni degli indagati sono accusati anche di avere costretto il testimone di giustizia Vincenzo Ceravolo, che aveva fatto condannare esponenti di spicco della cosca Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia), a ritrattare le accuse in una fase successiva del processo. Ceravolo, imprenditore vibonese leader nell'export del tonno fresco del Mediterraneo, è sotto protezione dal 28 maggio del 2003 dopo che denunciò un boss della cosca Mancuso che, insieme ad un suo affiliato, fu processato e condannato per estorsione aggravata dalle modalità mafiose. La condanna fu confermata in appello nel 2004, ma poi la Cassazione, per una questione tecnica, annullò la sentenza disponendo un nuovo processo che però non è stato ancora celebrato. E proprio in questo periodo si sarebbero verificate le minacce e le intimidazioni. L'imprenditore, nel corso degli anni, ha denunciato di avere subito danneggiamenti per circa 20 milioni di euro. (ANSA)