Confermare le dieci condanne per come decise in primo grado. Lo ha chiesto il sostituto procuratore generale Massimo Lia al termine della sua requisitoria, al processo di secondo grado scaturito dall’inchiesta della Polizia di Stato denominata “Gold and white”. Era il 24 novembre del 2011 quando nove persone finirono in carcere, cinque agli arresti domiciliari ed altre quattro vennero indagate a piede libero. Quel giorno gli investigatori della Squadra Mobile – coordinati dal procuratore Raffaele Mazzotta e dal sostituto Ivan Barlafante – sostennero di aver sgominato una presunta "gang" dedita alle rapine ed allo spaccio di droga. Sessantrè i singoli episodi di detenzione e spaccio di droga ricostruiti dagli investigatori della Mobile. Nel faldone dell’inchiesta anche due rapine, due tentate rapine e un furto e l’accusa di associazione a delinquere contestata a sette degli imputati. Ma quest’ultima ipotesi di reato, già ridimensionata dal gip in sede di applicazione delle misure cautelari, cadde per tutti davanti al giudice dell’udienza preliminare. Che il 19 dicembre dello scorso anno, al termine del giudizio col rito abbreviato emise undici condanne per complessivi 36 anni, 2 mesi e 50 giorni di reclusione; due assoluzioni e un proscioglimento. La sentenza è stata impugnate per dieci degli originari 14 accusati. Ed il processo d’Appello davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro presieduta da Donatella Garcea (Bianchi e Bravin a latere), è ormai alle battute finali. Ieri dopo la requisitoria del sostituto procuratore generale, hanno pronunciato le loro arringhe difensive gli avvocati Mario Nigro, Aldo Truncè, Fabrizio Salviati, Ilda Spadafora e Sergio Rotundo. Il 4 dicembre prossimo sarà la volta dell’avv. Gianni Russano che con gli altri penalisti compone il collegio di difesa. Nella prossima udienza è probabile che la Corte d’Appello pronunci la sentenza insieme alle decisione che riguarda l’eccezione sull’inutilizzabilità delle intercettazioni, sollevata dai difensori dei dieci imputati.
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