
Il magistrato al quale circa tre anni fa una potente cosca lametina voleva far saltare la casa è il giudice Salvatore Murone, che fino a qualche anno è stato procuratore aggiunto alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e che per diversi anni ha ricoperto l’incarico di presidente delle sezione penale del tribunale lametino. Lo ha detto agli inquirenti un nuovo collaboratore di giustizia. Si voleva far saltare in aria la casa del giudice perchè «aveva messo le mani dove non doveva metterle ». La cosca che aveva ordito il piano non è quella dei Giampà, ma un’altra famiglia che opera sul territorio lametino alla quale probabilmente il giudice Murone, nell’esercizio della sua funzione di magistrato inquirente della Dda, aveva dato fastidio con qualche indagine. Da qui la decisione, probabilmente, di intimorire il giudice per evitare che il magistrato continuasse ad indagare. Ma perché questa cosca, il cui nome per opportunità non riveliamo in quanto sono in corso delle indagini, voleva compiere questo gesto intimidatorio? Un interrogativo al quale al momento non si può dare una risposta, anche perché chi ha rivelato agli inquirenti la volontà dinamitarda della cosca non ha saputo riferire ulteriori particolari. Ha solo riferito di averlo appreso da un imprenditore lametino con il quale era in affari (recuperava autovetture rubate dagli zingari in cambio di denaro) di un attentato da compiersi «nel Natale del 2010».
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