Il messaggio è chiaro, di quelli che non lasciano dubbi alle interpretazioni. E di fronte ad un’auto carbonizzata i carabinieri non hanno avuto alcuna difficoltà a ipotizzare che l’attentato incendiario sia trasversale, diretto ad intimorire il collaboratore di giustizia Daniele Bono, 26 anni, nonostante l’autovettura distrutta dalle fiamme fosse di proprietà della cognata, Simona D’Audino, anche lei di Sant’Angelo di Gerocarne, ma da oltre un anno trasferitasi insieme a tutta la sua famiglia in una località protetta. L’attentato incendiario è stato messo a segno l’altra notte in via San Domenico. L’auto, una Citroen C3, era parcheggiata da parecchio tempo davanti l’abitazione della donna casa. Ignoti l’hanno prima cosparsa di liquido infiammabile e poi data alle fiamme. Una vicenda che ha fatto scattare subito l’allarme da parte dei carabinieri di Soriano che sono intervenuti sul posto con il maresciallo Barbaro Sciacca. Il caso, naturalmente, oltre a finire sul tavolo del procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo, è stato portato al vaglio della Distrettuale antimafia di Catanzaro. E immediatamente l’attenzione degli inquirenti è stata rivolta a Daniele Bono, colui il quale insieme alla sua compagna Loredana Patania di Stefanaconi, ha contribuito a fare piena luce sulla sanguinosa faida tra i Patania di Stefanaconi e gli emergenti, ovvero il gruppo ‘ndranghetistico dei Piscopisani.
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