Sono state depositate le motivazioni del processo celebrato con rito abbreviato che vedeva imputati presunti capi e gregari della 'ndrangheta di Ariola, nel Vibonese. In tutto 16 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa, estorsioni, armi ed omicidi. Le motivazioni della sentenza del processo denominato "Luce nei boschi", contenute in 295 pagine, assumono un valore importante perché per la prima volta viene riconosciuta l'esistenza del "locale di Ariola", struttura di 'ndrangheta con sede ad Ariola, frazione di Gerocarne, che sin dagli anni '80 avrebbe controllato tutti gli affari illeciti nelle Preserre. Dodici le condanne e 4 le assoluzioni, con il pm Marisa Manzini che aveva chiesto un totale di 111 anni di carcere a fronte dei 39 anni e 9 mesi decisi dal giudice per le udienze preliminari che ha scagionato Vincenzo Loielo (5 anni per associazione mafiosa) dall'accusa di aver preso parte ad un duplice omicidio per il quale era stato chiesto l'ergastolo. Parti civili figuravano i Comuni di Gerocarne, Arena, Acquaro, Dasà, Sorianello, Soriano, Pizzoni, Vazzano, tutti nel Vibonese, e Confindustria Calabria. Il giudice nelle motivazioni spiega il percorso logico-giuridico seguito per ritenere provata l'esistenza del clan Maiolo di Acquaro in faida con il clan Loielo di Gerocarne, con un ruolo di vertice ricoperto dagli Altamura di Ariola affiancati poi dal clan Emanuele che avrebbe preso il posto dei Loielo. (ANSA) |
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