Nessuna notizia, come del resto era prevedibile. Sulla sorte di Francesco Scalise e Luciano Gallo, i due operai italiani rapiti a Derna nell’est della Libia, c’è silenzio. Le famiglie, angosciate e vincolate al riserbo dalle esigenze della diplomazia, non parlano. Tace la Farnesina. Nulla dal caos dell’incontrollabile Cirenaica dove impazzano qaidisti di tutte le sfumature, mentre i disordini non risparmiano Tripoli. E il lavoro di intelligence, assieme alle eventuali trattative, si preannuncia difficile anche per il precario stato di salute del governo del premier Ali Zeidan, costretto a decretare lo stato di emergenza a causa dell’ingovernabilità del Paese e avviato a breve verso un voto di sfiducia. Il timore, espresso da più di una fonte, è che inizi il balletto degli interlocutori “fantasma” che cedono o vendono gli ostaggi a gruppi di volta in volta diversi che si spostano nel deserto attraverso i permeabili confini di sabbia del sud dell’Algeria, del nord del Niger e del Ciad, lungo le vie del traffico d’armi e delle bande del terrore jihadista. La situazione è particolarmente critica proprio nella zona di Derna, uno dei quartier generali storici degli integralisti. E non aiuta la situazione di tensione attorno ai terminal petroliferi della Cirenaica, Zueitna, Ras Lanuf, Al Sidr, occupati da mesi dai gruppi armati sui quali, nei giorni scorsi, è arrivata la minaccia del premier Zeidan che tenta di tutelare un’economia che la crisi petrolifera sta mettendo in ginocchio.