Per cinque mesi è riuscito a farla franca, sfuggendo ai controlli della polizia. All’alba di ieri, però, gli uomini delle Squadre mobili di Catanzaro e di Vibo Valentia hanno presentato il conto a Salvatore Ascone, 47 anni, di Limbadi (alias Turi ‘u pinnularu o ‘u craparu) coinvolto nell’inchiesta “Perseo” e destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa nell’ambito dell’inchiesta che lo scorso agosto ha colpito ben 65 persone, ritenute affiliate alla cosca Giampà di Lamezia. Ascone – secondo quanto emerge dall’indagine condotta dal dirigente della Mobile di Catanzaro, Rodolfo Ruperti, e dai suoi uomini con il coordinamento della Dda–sarebbe l’anello di congiunzione tra il Vibonese e il Lametino del traffico di droga che avrebbe consentito ai Giampà di rimpinguare le casse e impiegare i proventi (in sette anni il business avrebbe fruttato al gruppo un milione di euro) per l’acquisto di armi o quanto necessario alla messa in atto dei programmi della consorteria. In particolare il latitante è stato rintracciato nelle adiacenze della sua abitazione di Limbadi, in un locale adibito a stalla. Insomma “latitanza in casa”anche per Turi ‘u pinnularu – indicato come uomo vicino al gruppo del boss Peppe Mancuso –il quale si nascondeva in una delle pertinenze alle diverse proprietà immobiliari nella disponibilità dei suoi familiari. Allo scopo di non lasciare al latitante alcuna via di fuga gli agenti – in azione anche gli uomini della Mobile di Vibo, diretta da Orazio Marini – hanno stretto in una morsa buona parte dell’abitato di Limbadi, quindi hanno fatto irruzione bloccando il ricercato.
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