Telecamere e giornalisti fuori dalla chiesa. Non graditi. Momento delicato, forse anche imbarazzante. Ma a Sant’Onfrio, quando si tratta di assumere posizioni chiare, e poco importa che i protagonisti siano il vescovo, il parroco o la congrega, può succedere anche questo. E così la messa di Pasqua, celebrata dal vescovo mons. Luigi Renzo nella chiesa Madre del paese, si è svolta in “silenzio”. Il clamore mediatico per via della mancata rappresentazione dell’Affruntata sembra abbia travolto tutto e tutti. Ha indotto persino il vescovo a ordinare l’allontanamento degli operatori dell’informazione. Una decisione che è stata salutata con un timido applauso da parte di qualche parrocchiana. Quegli stessi operatori e giornalisti in altre circostanze invitati e corteggiati, che hanno raccontato e portato nelle case di milioni di italiani le suggestive immagini dell’Affruntata di Sant’Onofrio, rievocando ed esaltando l’incontro dell’Addolorata con il Cristo risorto, domenica sono stati mandati via perché non graditi. Un “peccato” la loro presenza. Alla sofferta e travagliata decisione di non poter seguire la tradizionale manifestazione, alla comunità è stata accollato pure il peso di questa ulteriore decisione. In entrambi i casi la ‘ndrangheta ringrazia. Nel primo caso viene indirettamente confermato che se agli uomini delle cosche non è più permesso di sfilare con le statue dei santi per esternare tutto il loro potere, allora l’Affruntata non potrà essere fatta; nel secondo, invece, ringrazia perché una volta tanto giornalisti e telecamere sono stati messi alla porta perché ritenuti scomodi testimoni. Il tutto con la “benedizione” del vescovo.